Gli ultimi giorni di Marco Pantani by Philippe Brunel

autore:Philippe Brunel [Brunel, Philippe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-58-62248-3
editore: Bur
pubblicato: 2011-02-26T16:00:00+00:00

Febbraio 2002

Hotel Belvedere, Montecatini (Toscana)

Quella sera, avevo cenato con Marco alla tavola comune della Mercatone in compagnia di Manuela Ronchi, di Riccardo Magrini, il nuovo direttore sportivo della squadra, e di un ex corridore di cui avevo seguito la breve carriera, Raniero Gradi, chiamato a rimpiazzare Pregnolato. Pantani oziava. Soggiornava per la maggior parte del tempo in Spagna, in mezzo alle sue ombre, e aveva in progetto di acquistare una casa dalle parti di Malaga. Aveva bisogno di rompere con l’ambiente che lo circondava, un argomento diplomatico, pudico, adatto a nascondere il problema essenziale, la sua dipendenza ricorrente era ormai preoccupante. Non appena rimetteva piede a Cesenatico, il suo cervello gli parlava di cocaina, di giri notturni e di trip di ogni genere. Gli esperti la chiamano “memoria del contesto”. La sua manager faceva del suo meglio per mantenere il segreto, tanto più gelosamente dal momento che si era messa in caccia di un finanziere specializzato nel rilevare le aziende in crisi, nel caso in cui Romano Cenni si stancasse della situazione fallimentare. Lei era anche la sola persona che potesse raggiungerlo per telefono nel giro di un’ora. Tuttavia, aveva davvero le carte in regola (la sua doppia posizione di manager e di confidente non la predisponeva all’obiettività) per capire questo Pantani di cui devo aver già detto quanto era complesso, ambivalente, con una personalità dalle differenti sfaccettature che si incastravano le une nelle altre come matrioske? E lui aveva ancora voglia di correre? Per accertarsene, Felice Gimondi (nominato presidente della Mercatone nel corso dell’inverno) era andato a trovarlo, un pomeriggio, a Cesenatico. Incidentalmente, gli aveva ricordato una cosa che tendeva a dimenticare: che guadagnava in un anno quello che un impiegato non avrebbe mai guadagnato in tutta una vita di lavoro. Il gruppo Mercatone Uno era costituito da quaranta persone, diciannove corridori, tre direttori sportivi, uno staff tecnico e amministrativo di una ventina di membri, appesi ai suoi capricci, alle sue assenze, ai suoi desideri. «Finora hai sempre fatto quello che hai voluto» lo aveva ammonito, «ma non puoi più lasciarci nel dubbio così.» All’Hotel Belvedere quella sera Pantani sembrava come estraneo al suo lavoro. Tornava da un esilio prolungato in Spagna, una lunga ibernazione volontaria che non aveva avuto gli effetti terapeutici previsti. «Mi sono imposto un inverno intero lontano da casa mia, di sicuro era necessario, ma è stato di una noia mortale. A dire la verità, ho appena passato due mesi spaventosi», mi aveva confidato all’orecchio, sorvolando sulla spinosa questione della cocaina, anche se non poteva pensare che io non lo sapessi, che non lo sapessimo più o meno tutti, di che male soffriva. Per sviare il discorso, la sua manager aveva esibito la sua futura maglia, ridisegnata da uno stilista italiano, ideatore dei caschi del campione di motociclismo Max Biaggi. Ma lui la ascoltava a malapena, e lasciava vagare la mente, pensando ai giudici che lo avevano preso come bersaglio e di fronte ai quali ci sono solo due modi di reagire: o ci si piega al loro diktat, o ci si ribella e si cade nella provocazione.

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