Gratteri,Nicola - Nicaso Antonio - 2017 - L'inganno della mafia by Gratteri Nicola - Nicaso Antonio

Gratteri,Nicola - Nicaso Antonio - 2017 - L'inganno della mafia by Gratteri Nicola - Nicaso Antonio

autore:Gratteri,Nicola - Nicaso Antonio [Gratteri,Nicola - Nicaso Antonio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Social Science, Criminology
ISBN: 9788839716996
Google: h_LWAQAACAAJ
editore: RAI-ERI
pubblicato: 2017-01-14T23:00:00+00:00


2. Criminali del grande (e piccolo) schermo.

In nome della legge è il primo film prodotto in Italia sulla mafia. È del 1949. Lo dirige Pietro Germi ed è tratto dal romanzo Piccola pretura di Giuseppe Guido Loschiavo. È la storia di un giovane magistrato inviato come pretore in un paesino della Sicilia. Vi giunge animato dalle migliori intenzioni, ma si scontra presto con l'omertà della gente. L'unico a non dimostrarsi ostile è un giovanotto di nome Paolino che verrà ammazzato, proprio quando il pretore, sfuggito a un attentato, accetta il trasferimento a Palermo. L'omicidio di Paolino, però, lo convince a rimanere per ristabilire a ogni costo il rispetto della legge. A vendicare la morte di Paolino è il massaro Turi Passalacqua, il capo della mafia locale, per il quale «l'uccisione di chi sbaglia è come una legittima difesa della società di fronte a uno Stato che non riesce ad assicurarla».

Un eterno conflitto tra norme legali e comportamenti sociali; o, meglio ancora, tra norme condivise e regole sociali. Nell'ultima scena, il pretore ed il capomafia finiscono per riconoscersi e legittimarsi a vicenda. Sono gli anni delle grandi lotte contadine contrastate dalla violenza mafiosa, regolarmente impunita perché funzionale agli assetti di potere. Ma per Loschiavo, diventato nel frattempo procuratore generale presso la Corte di Cassazione, la mafia è tutt'altra cosa. «Si è detto che la mafia disprezza polizia e magistratura», scrive nel 1955, dopo la morte del boss Calogero Vizzini, «è una inesattezza. La mafia ha sempre rispettato la magistratura, la Giustizia, e si è sempre inchinata alle sue sentenze e non ha ostacolato l'opera del giudice. Nella persecuzione dei banditi e dei fuorilegge ha affiancato addirittura le forze dell'ordine.

[...] Oggi si fa il nome di un autorevole successore nella carica tenuta da Don Calogero Vizzini in seno alla consorteria occulta. Possa la sua opera essere indirizzata sulla via del rispetto delle leggi dello Stato e al miglioramento sociale della collettività».

Poco importa che negli anni Quaranta e Cinquanta la mafia si era già macchiata di delitti infamanti, con l'uccisione di decine di sindacalisti, dirigenti di partito, sindaci, uomini delle Forze dell'Ordine, donne, bambini, lavoratori.

C'erano state anche le stragi di Portella della Ginestra, di Partinico e Canicattì con tanti vittime innocenti. Per molti, ancora in quegli anni, la mafia era un portato di orgoglio e risentimento sedimentato nella mente dei siciliani come forma di resistenza a secoli di invasioni straniere; qualcosa da considerare «come un aspetto del folklore, da tollerare, se non addirittura da valutare positivamente»."24" È essenziale conoscere la mafia di ieri per comprendere quella di oggi. Ed è essenziale raccontarla per far capire alla gente come le mafie, da più di un secolo, abbiano depredato regioni come la Calabria, la Sicilia, la Campania per continuare a governare su una terra di miserabili pronti a vendersi per fame. Con la complicità dei signori che, insieme ai boss, a quella fame li hanno condannati. Le mafie sono sistemi di potere che vivono di collusioni e si nutrono di silenzi.

Lo hanno cominciato a capire anche al Nord, dopo decenni di colpevole silenzio.



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