Greene Graham - 1978 - Fattore umano by Greene Graham

Greene Graham - 1978 - Fattore umano by Greene Graham

autore:Greene Graham
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788852013294
editore: Mondadori
pubblicato: 2010-10-07T10:08:20+00:00


VII

1

Castle e Daintry, che erano stati gli ultimi ad arrivare all’ufficio del registro, presero posto in fondo alla squallida sala marrone. Quattro file di sedie vuote li separavano dagli altri invitati, che erano circa una dozzina, divisi in due gruppi rivali, come nei matrimoni in chiesa; ciascun gruppo osservava l’altro con critico interesse e una certa aria di superiorità. Soltanto lo champagne avrebbe forse indotto una tregua, più tardi.

«Immagino che quello sia Colin» disse il colonnello Daintry indicando un giovanotto che si era appena messo al fianco di sua figlia davanti al tavolo dell’ufficiale di stato civile. Poi aggiunse: «Non so nemmeno che cognome abbia».

«Chi è quella signora con il fazzoletto in mano? Sembra sconvolta.»

«Quella è mia moglie» rispose Daintry. «Speriamo di riuscire a defilarci prima che si accorga di noi.»

«Non può fare una cosa simile. Sua figlia non saprebbe neppure che è venuto al matrimonio.»

L’ufficiale di stato civile incominciò a parlare. Qualcuno fece «Ssst!» come a teatro, quando si alza il sipario.

«Suo genero si chiama Clutters» bisbigliò Castle.

«È sicuro?»

«No, ma mi è parso un nome simile.»

L’ufficiale pronunciò il breve discorso di augurio, in cui Dio non è mai nominato, che è a volte descritto come un sermone laico, e un paio di invitati si alzarono per uscire, guardando l’orologio a mo’ di giustificazione. «Non pensa che potremmo andarcene anche noi?» chiese Daintry.

«No.»

Nessuno, comunque, parve accorgersi della loro presenza neppure fuori, in Victoria Street. I taxi arrivavano, uno dopo l’altro, come uccelli da preda, e Daintry fece un ultimo tentativo di fuga.

«Non sarebbe giusto verso sua figlia» lo trattenne Castle.

«Non so neppure dove stiano andando tutti» disse Daintry. «In qualche albergo, immagino.»

«Basta che li seguiamo.»

Così fecero: fino a Harrods e oltre, nella leggera foschia autunnale.

«Non riesco a capire in quale albergo...» disse Daintry. «Credo che li abbiamo perduti.» Si sporse a scrutare il taxi davanti al loro. «Troppo bello per essere vero... riconosco la nuca di mia moglie.»

«Non un granché, come indizio.»

«Eppure, non posso sbagliarmi. Siamo stati sposati per quindici anni.» Poi aggiunse in tono cupo: «E non ci rivolgiamo la parola da sette».

«Lo champagne farà la sua parte.»

«Ma a me non piace lo champagne. È stato molto gentile ad accompagnarmi, Castle. Da solo non ce l’avrei fatta.»

«Il tempo di bere un bicchiere, poi ce ne andiamo.»

«Non riesco a capire dove siamo diretti. Sono anni che non vengo da queste parti. Ci sono un mucchio di alberghi nuovi.»

Procedettero a scatti lungo la Brompton Road.

«Di solito, se non è in un albergo» disse Castle, «il rinfresco si fa a casa della sposa.»

«Mia figlia non ha una casa. Ufficialmente divide un appartamento con un’amica, ma a quanto pare è parecchio che vive con questo Clutters. Clutters! Che razza di nome!»

«Forse non si chiama proprio così. La pronuncia era confusa.»

I taxi incominciarono a scaricare gli altri invitati, come pacchetti avvolti in carta da regalo, davanti a una minuscola casa un po’ leziosa, in una via a semicerchio. Meno male che non erano in molti: quelle case non erano fatte per accogliere compagnie numerose.



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