Henri Matisse. Una seconda vita by Alastair Sooke

Henri Matisse. Una seconda vita by Alastair Sooke

autore:Alastair Sooke [Sooke, Alastair]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851051211
Google: I8n7DwAAQBAJ
editore: Electa
pubblicato: 2015-03-10T14:29:49+00:00


5

Nizza

In seguito al ritorno a Nizza all’inizio del 1949, Matisse lavorò sodo per anni sui progetti per la cappella di Vence. Nonostante la malattia, l’insonnia e l’apprensione per la vista e malgrado sentisse le forze venirgli meno, dai suoi papiers découpés nacquero molti altri capolavori, alcuni dei quali ricordano la verticalità delle vetrate della cappella. Sulla scia dell’esperienza di Vence, a Matisse furono commissionate altre sette vetrate colorate per le quali realizzò i bozzetti con la tecnica dei ritagli. Paul Bony, che aveva prodotto le vetrate della cappella, fu l’esecutore anche di uno di questi bozzetti, Pesci cinesi (1951), una vetrata destinata alla sala da pranzo della villa dell’amico Tériade, l’editore di Jazz, a Saint-Jean-Cap-Ferrat. Nel febbraio del 1952 Matisse disegnò i bozzetti per un’altra vetrata colorata sul tema della vigilia di Natale. Commissionatagli dalla rivista americana “Life”, questa vetrata di carattere più allegro, alta oltre tre metri, rappresenta nella parte superiore una grande stella gialla che domina numerose stelle più piccole, bianche e nere, che ricadono verso un fluttuare di forme vegetali su fondo verde, arancio, porpora e magenta. La vetrata fu esposta alla reception degli uffici del Time-Life Building al Rockefeller Center di New York nel dicembre del 1952. “Porterà a New York – la ‘città della luce fredda’ – l’atmosfera della luce intensa e calda di sole di Nizza”, scriveva l’artista a Pierre, e ad Alfred Barr: “Se hai occasione di vederla, concorderai con me che il bozzetto di una vetrata colorata e la finestra stessa equivalgono a uno spartito musicale e alla sua esecuzione da parte dell’orchestra”.

Già allora Matisse godeva di fama planetaria. Alla fine del 1949, “Life” aveva pubblicato un articolo su Matisse e Picasso intitolato The Old Men of Modern Art [“I vecchi dell’arte moderna”]. “Hai visto ‘Life’ – il numero sui pittori francesi”, scriveva Matisse a padre Couturier. “È veramente misero”. L’anno seguente l’artista si aggiudicò il premio per la pittura alla Biennale di Venezia, dove le sue opere erano esposte accanto a quelle dello scultore francese Henri Laurens. In seguito, nel novembre del 1951, un’importante retrospettiva sull’arte di Matisse, con settantatré dipinti e trentuno sculture oltre a disegni, acquerelli e stampe, che il Museum of Modern Art di New York gli aveva dedicato, vantò ben centoventicinquemila visitatori. La copertina del catalogo riproduceva i suoi papiers découpés creati per l’occasione, come la sovraccoperta del libro con cui Barr accompagnava la mostra dal titolo “Matisse: His Art and His Public” – segno che per lo meno in America i suoi papiers découpés venivano presi sul serio.

Ritornato in Francia, Matisse aveva tuttavia la sensazione di dover fare qualcosa per promuovere i suoi papiers découpés. Apparivano così semplici e così infantili che a prima vista lasciavano il pubblico per lo più indifferente. Non erano forse un futile passatempo per alleviare l’insonnia – o ancor peggio, i deliri di un vecchio? Nel 1949 Christian Zervos, co-fondatore e direttore della rivista francese “Cahiers d’Art” e grande ammiratore di Picasso, scrisse la critica di una mostra dedicata a Matisse dal Musée National d’Art Moderne di Parigi in occasione del suo prossimo ottantesimo compleanno.



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