Ho sempre amato questo posto by Annie Proulx

Ho sempre amato questo posto by Annie Proulx

autore:Annie Proulx [Proulx, Annie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimum Fax
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


* * *

Era una di quelle rare giornate senza vento, fresca e limpida. Fenk e Wacky si erano accampati a circa cinque chilometri dal la sorgente dove intendevano costruire la trappola. Arrivarono al campo nel tardo pomeriggio, con la berlina di Fenk agganciata al rimorchio per cavalli, trascinandosi lungo pianure e letti di torrenti in secca. Era un terreno difficile, pieno di dirupi e arroyos, e a Hi piaceva stare là fuori. La tenda, montata ai piedi di un promontorio di arenaria, era coperta di polvere rossa del deserto, e dentro era ingombra di roba, sacchi a pelo, un fornello, un tavolo zoppo e scatolette di cibo. Il fornello emanava ondate di calore. Hi buttò l’attrezzatura contro la parete di fondo. Fenk stava scaricando Big Nose e Crabby per metterli nel recinto insieme agli altri. Wacky, che era rimasto al campo tutta la settimana, aveva preparato il caffè, fritto le bistecche di antilope e bollito le patate. Mangiarono all’aperto, intorno al fuoco acceso da Fenk, e andarono a dormire prima del buio.

«È l’alba», disse Fenk a voce bassa, scuotendolo. Wacky era già ai fornelli, a cuocere il bacon e mescolare la pastella con il lievito. Svuotarono la caffettiera, sellarono i cavalli e partirono. La visuale sgombra per centinaia di chilometri distrasse Hi dalle preoccupazioni economiche.

Il sole era già alto quando arrivarono alla sorgente. Videro parecchie impronte fresche e mucchi di escrementi di cavallo.

«Vengono a bere dopo il tramonto», disse Fenk con la sua voce da donna, «con la lingua di fuori per la sete. Mi segui? Non vengono mai di giorno».

Impiegarono tutta la giornata a scavare buche profonde più di un metro, a piantare i picchetti – vecchi pali del telefono segati – e a tendere il filo. Wacky e Fenk costruirono le barriere, mentre Hi trasportava rami di ginepro e artemisia per camuffarle.

Quando finirono era pomeriggio inoltrato, mancavano circa tre ore al tramonto, e il cielo era pieno di nuvole intrecciate ed errabonde. Tornarono al campo per fare fagotto. Fenk sussurrò che andavano a casa perché stava per piovere e lui non voleva rimanere bloccato con la macchina; avrebbero lasciato un paio di settimane ai cavalli per abituarsi al cambiamento nel paesaggio e poi sarebbero tornati, si sarebbero appostati prima del crepuscolo in attesa che calasse la notte e i cavalli venissero a bere, e poi sarebbero corsi a chiudere la trappola. I cavalli sarebbero rimasti lì a fare il pieno d’acqua. Così il mattino dopo sarebbe stato più facile prenderli al lazo, impastoiarli e portarli fino allo scalo ferroviario di Wamsutter, a cinquanta chilometri da lì.

«E poi dove vanno?», chiese Hi. Immaginava che li avrebbero usati nei rodei.

Fenk ridacchiò. «Allevamenti di visoni. Fabbriche di cibo per animali in California. Mangime per polli. Mi segui?»

Dieci giorni dopo catturarono diciassette cavalli. Fenk disse che era una buona trappola, anche se non si sapeva per quanto tempo potevano usarla; mesi, forse. La parte più faticosa era portarli fino alla ferrovia e farli salire sui vagoni surriscaldati e soffocanti. Quei vagoni puzzavano di morte, e a Hi si rivoltava lo stomaco.



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