I cospiratori del Baklava by Jason Goodwin

I cospiratori del Baklava by Jason Goodwin

autore:Jason Goodwin [Goodwin, Jason]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788806197445
editore: Einaudi
pubblicato: 2015-01-26T23:00:00+00:00


39.

Trovò la valide di cattivo umore.

– Tiens, Yashim. Ti avevo chiesto di intrattenere la ragazza, e adesso mi vieni a dire che devi inseguire per tutta Istanbul l’imbecille che ha sparato al tuo amico. Non è mica morto, o sbaglio? E quello che voglio io non conta nulla.

Sfregò fra loro i polpastrelli con stizza.

– Natasha ha apprezzato il tuo déjeuner sur l’herbe. La compagnia era alquanto cosmopolita –. Schioccò le dita per farsi dare lo scialle. – Che cosa ci faranno qui a Istanbul tutti questi franchi? Un tempo non era cosí.

La valide aveva ragione, naturalmente. Yashim avrebbe potuto spiegare in mille modi come mai a Istanbul ci fossero piú stranieri, a partire dall’apertura del mercato ottomano alle merci britanniche. Il decreto del sultano che poneva tutti i sudditi, musulmani o meno, sullo stesso piano giuridico, aveva ringalluzzito mercanti e banchieri e stimolato il commercio, quindi i forestieri affluivano in massa.

– Molte persone in Europa, – disse, – hanno voglia di cambiamento. Ma i loro governi si oppongono. E cosí vengono a cercare aiuto dal sultano.

– Come la nostra Natasha.

– Natasha. Palewski. Perfino quegli italiani si sentono piú liberi qui che a casa loro.

– Mmm. Spero, per il loro bene, che non sopravvalutino la nostra pazienza. Istanbul non è Londra. Ma a proposito di Natasha, – aggiunse la valide. – Dovrò riflettere su cosa scrivere allo zar.

Yashim trovò mademoiselle Borisova addormentata sul divano del suo appartamento, con un libro in mano. La contemplò per un attimo: aveva bellissimi lineamenti.

Sedette con delicatezza accanto a lei.

– Natasha.

Lei batté le palpebre, ancora mezzo addormentata, poi aprí gli occhi, vide Yashim, sorrise e li richiuse.

Lui le posò la mano sul braccio. – Natasha.

Lei si svegliò all’istante – Fermo! – Tirò indietro il braccio. – Oh, siete voi, Yashim. Scusate… stavo facendo un sogno.

Si sollevò a sedere e si abbracciò le ginocchia. Aveva i capelli arruffati e la guancia su cui aveva dormito era tutta rossa.

– Un brutto sogno?

– Ero a casa, – disse lei lentamente. – Solo che c’eravate anche voi. Stavate strozzando Petovski. Almeno… poi mi sono svegliata –. Sorrise. – Vi ho salvato dal patibolo, credo.

– Svegliandovi? Grazie. Chi è Petovski?

Natasha non rispose subito.

– Il nostro carceriere. I miei genitori lo disprezzavano.

– Allora sono lieto di averlo strozzato.

Natasha fu scossa da un leggero brivido. – Era un vecchio grassone che veniva a controllare che non avessimo troppe comodità, o che avessimo abbastanza pane. Veniva a vedere che cosa leggevamo o a frugare tra la nostra corrispondenza. Faceva rapporto allo zar. Mio padre diceva che era solo un piccolo funzionario e che lo zar non leggeva mai i suoi resoconti. Li spedivano in un ufficio di Mosca e dopo un po’ li buttavano via. Comunque prendeva lui tutte le decisioni che ci riguardavano.

– Capisco. Peccato lasciarlo entrare anche nei vostri sogni.

Lei lo fissò con uno sguardo intenso. – Non è l’unico, Yashim. E io non riesco… non riesco sempre a tenerli lontani –. Deglutí. – Dunque. Mi portava dei dolci e cercava di prendermi sulle ginocchia.



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