I demoni by Albert Camus

I demoni by Albert Camus

autore:Albert Camus
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-06-19T04:00:00+00:00


SCENA NONA

Il ponte. Stavrogin cammina rapidamente parlando in modo confuso. Quando è a metà del ponte, dietro di lui spunta Fed'ka. Stavrogin si gira di colpo, gli afferra il collo e lo spinge faccia a terra, senza apparente sforzo. Poi lo lascia. Fed'ka è immediatamente in piedi con un coltello largo e corto stretto nella mano.

STAVROGIN: Via il coltello! (Fed'ka fa sparire il coltello. Stavrogin gli gira le spalle e riprende il cammino. Fed'ka lo segue. Camminano a lungo. Non sono più sul ponte, ma su una lunga strada deserta) Avrei potuto romperti il collo per quanto ero infuriato.

FED'KA: Siete forte, barine. L'anima è debole, ma il corpo è vigoroso.

I vostri peccati devono essere grandi.

STAVROGIN ride: Predichi, adesso? Però mi hanno detto che la settimana scorsa hai svaligiato una chiesa.

FED'KA: A dire la verità, ero entrato per pregare. E poi ho pensato che la grazia divina mi aveva portato lì e che bisognava approfittarne dato che Dio voleva certo darmi una mano d'aiuto.

STAVROGIN: Così hai sgozzato il guardiano.

FED'KA: Veramente abbiamo ripulito la chiesa insieme. Ma, al mattino, vicino al fiume, abbiamo litigato per decidere chi avrebbe portato i sacco più pesante. E allora, ho peccato.

STAVROGIN: Superbo. Continui a sgozzare e rubare!

FED'KA: E quello che mi ha detto il giovane Verchovenskij. E io sono d'accordo. Le occasioni non mancano. Prendete, per esempio, questo capitano Lebjadkin dove siete andato stasera...

STAVROGIN, fermandosi bruscamente: Ebbene?...

FED'KA: State calmo, non affrettatevi a picchiarmi ancora! Voglio dire che quell'ubriacone lascia la porta aperta tutte le sere, tanto è ubriaco. Chiunque potrebbe entrare in casa e uccidere tutti, fratello e sorella. STAVROGIN: Ci sei entrato?

FED'KA: Sì.

STAVROGIN: Perché non hai ucciso tutti?

FED'KA: Ho fatto i conti.

STAVROGIN: Cosa?

FED'KA: Voglio dire, potevo rubare centocinquanta rubli dopo averlo ucciso, cioè, dopo averli uccisi. Ma se credessi al giovane Verchovenskij, potrei avere da voi millecinquecento rubli per lo stesso lavoro. Allora... (Stavrogin lo guarda in silenzio) Mi rivolgo a voi come a un fratello o a un padre. [Nessuno ne saprebbe niente e neppure il giovane Verchovenskij.] Ma ho bisogno di sapere se volete che lo faccia, o dicendomelo chiaramente, o dandomi un piccolo anticipo. (Stavrogin, guardandolo, comincia a ridere) Andiamo, non vorreste darmi i tre rubli che vi ho già chiesto? Stavrogin, sempre ridendo, tira fuori alcune banconote e le lascia cadere una a una. Fed'ka le raccoglie, lanciando degli «ah" che continuano dopo che le luci sono state abbassate fino al buio.

IL NARRATORE: Chi uccide, o vuole uccidere, o lascia uccidere, costui spesso vuol morire. E complice della morte. Forse era questo che voleva dire il riso di Stavrogin. Ma non è sicuro che Fed'ka abbia capito così.

Buio.



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