I Netanyahu by Joshua Cohen

I Netanyahu by Joshua Cohen

autore:Joshua Cohen [Cohen, Joshua]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Codice ed.
pubblicato: 2023-08-29T22:00:00+00:00


VII

I sogni sono involontari. Questo è vero per ogni tradizione, da quella neurologica a quella divina. Alcuni sogni vengono considerati profezie, altri nonsense, vale a dire profezie non ancora manifeste, ma tutti i sogni vanno intesi come qualcosa che ci viene imposto, persino quelli che facciamo da svegli… Quei sogni lucidi indistinguibili dal senso di mancanza…

Judy, l’erede eccellente, di speranza investita, la nostra ragazza-entelechia, la “mite foriera” e la “rosa promessa”… Tutte le passeggiate che ho fatto, convinto che un giorno avrebbe comandato lei. Superavo una delle vecchie case dei patrizi di Corbindale e degli appassiti magnati dei canali e pensavo: un giorno Judy vivrà lì. Facevo la spesa in uno dei negozi nuovi della catena di supermercati accanto alla superstrada dove non riuscivo a trovare mai il sigillante o neanche un commesso che mi assistesse e pensavo: un giorno mia figlia vi possiederà tutti e vi metterà al vostro posto. Ero convinto che tutto ciò che voleva, tutto ciò che Edith aveva voluto per se stessa, Judy lo avrebbe avuto. Una carriera. Nella finanza, nell’industria, al di là della semplice politica accademica. Una carriera a Wall Street. Capitali e provvigioni. Ce l’avrebbe fatta, e senza sforzi. Come ci sarebbe riuscita continuando a essere infelice nel frattempo non mi preoccupava. Avrebbe trovato un modo. Avrebbe smesso di essere infelice e basta, avrebbe deciso di smettere; il che, forse, fu quello che aveva fatto quel giorno del Ringraziamento.

Nel mezzo secolo trascorso da quella mattina, Judy non ha ancora dato una spiegazione migliore per le sue azioni a parte il suo urlo: quell’urlo da sirena che trafisse il mio sonno e mi fece alzare dalle carte che coprivano il pavimento del mio studio come un lenzuolo.

Avrei dovuto svegliarmi presto per accompagnare i miei genitori alla stazione e lasciare Judy a casa di amici, con i quali sarebbe andata a fare una gita in slitta nella Holiday Valley. Dovevamo uscire per le sei del mattino, o meglio quello era l’orario in cui i miei genitori mattinieri ossessivo-compulsivi avrebbero dovuto svegliare me e Judy, ma Judy non aveva dormito: era rimasta sveglia in attesa di quel momento.

Se non altro, è così che me lo proietto io in testa: Judy che era rimasta in piedi insonne e – se solo me ne fossi accorto – senza russare, lì a fissare l’orologio, finché, sentendo i miei genitori che iniziavano a muoversi per fare i bagagli e richiudere il Nascondiletto da basso, si era alzata dal letto e si era messa in ginocchio sulla moquette, spingendo le mani contro i pannelli della porta, caricando il suo debole peso da ragazza sulle mani e allineando il viso al pomello in modo che i suoi occhi potessero planarci sopra e lei potesse guardare in basso e vedere il suo riflesso giallo-ottone distorto.

Alle sei spaccate, i miei genitori erano davanti alla sua camera. O almeno lo era mio padre: stava testando il pomello esterno, ma la porta era chiusa. Bussò. «Sveglia, signorina Equità. Stiamo partendo.» Nessuna risposta. Poi riprese, a voce più alta: «Sveglia, Judele La Giusta.



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