I roghi dei libri by Leo Löwenthal

I roghi dei libri by Leo Löwenthal

autore:Leo Löwenthal [Löwenthal, Leo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Treccani
pubblicato: 2019-10-21T22:00:00+00:00


L’AZIONE DI PULIZIA IGIENICA

Qui posso essere breve. La distruzione del passato storico, l’oscuramento del suo orizzonte, va a braccetto con l’eliminazione di quello che viene considerato insano nel presente. Il libro è appena distrutto o riposto nell’armadio dei veleni. (L’armadio dei veleni è, del resto, un capitolo a sé. Tutti i piromani vi si sono dedicati, dall’antica Cina fino a Stalin e ai nazisti. C’è da chiedersi se si tratti di un atto magico o perverso di assicurazione, una mania esoterica, un impulso da collezionista o un semplice furto. In ogni caso, l’idea della sacrale distruzione della storia mediante l’armadio dei veleni viene in qualche modo profanata o danneggiata!) Il deprecato scrittore è già nel campo di concentramento o morto o in esilio, il suo nome dimenticato, eliminato. Cos’altro rimane? La possibilità di un’infezione. È qui che comincia una vera e propria orgia anale. L’idea della purezza della razza, della purezza religiosa, della purezza di una civiltà viene realizzata attraverso il simbolismo dell’azione purificatrice, secondo la quale il libro è insieme portatore e simbolo dell’infezione. Nello stesso discorso, in cui Goebbels parla dell’eliminazione della storia, parla anche della sporcizia e del sudiciume della letteratura materialista ebraica.

Nel Medioevo, sia in piena Inquisizione sia nel corso delle guerre di religione, il paragone con la peste funziona bene. Ecco un esempio: quando alcuni umanisti fiorentini e veneziani cercarono di far cambiare idea al cardinale Ghisilieri, chiedendogli cioè di fermare il rogo dei libri, egli per tutta risposta disse che, quando la peste arriva in città, i principi dispongono il rogo delle suppellettili là dove sussiste il rischio di un contagio, e che le persone sono ben disposte ad accettare questa perdita per difendere la polis. Lo stesso doveva valere per la peste dell’eresia, che si sarebbe diffusa con i libri.1

Questo impulso all’epurazione a sua volta ha una lunga tradizione. Già presso gli antichi esiste il concetto di fuoco come rogo, che cancella la maledizione della lordura diffusasi con la letteratura pericolosa. Il fuoco purifica. Per usare le parole di Speyer: «Esso libera la società dal miasma contagioso del libro maledetto e così la purifica».2 Nelle orge sguaiate di Wartburg (Heine le chiama «la cafoneria idealista») e nel 1933 in tutta la Germania si parla continuamente di “fare pulizia”, di distruzione e di eliminazione dei focolai d’infezione. Il “Völkische Beobachter” scrive il 12 maggio 1933: «Colonne di fumo annunciano la morte tra le fiamme della peste distruttiva». E che cosa dice Goebbels nel suo “regolamento di conti” con gli intellettuali? Basta con «questa cricca di parassiti, che popola le strade più sfarzose delle nostre metropoli».

Sembra che lo scopo sia quello di suscitare ribrezzo. Si deve provare ribrezzo per gli ebrei o i pagani e per i libri dei pagani o degli ebrei. È come una sinfonia della nausea, nausea per la storia e per il passato che non esiste più, ma anche nausea per ciò che ancora sopravvive. Questa sinfonia diventa la sintesi del programma totale di distruzione, da cui sorge un nuovo programma: la liquidazione del soggetto.



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