Il bello di vivere due volte by Sharon Stone

autore:Sharon Stone [Stone, Sharon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2021-02-26T12:00:00+00:00

Preghiere esaudite

Non c’è niente di più doloroso o tossico per il corpo del suo stesso sangue che ristagna dove non dovrebbe essere. O, almeno, così mi fu detto quando continuavo a non capire come mai mi sentivo ancora a brandelli. Il mio corpo ci ha messo quasi due anni per smaltire il sangue dell’emorragia.

Pensavo di dovermi muovere e fare esercizio fisico, ma camminare troppo in fretta mi spaventava, perché il battito accelerato poteva provocarmi un altro ictus, magari davanti alla casa dei vicini, quelli che non ricambiavano mai il mio saluto, così avrei rischiato di morire sul ciglio della strada. Allora pensai di rimettermi a lavorare, ma non riuscivo ancora a leggere bene perché la vista non era tornata a posto. Si è poi scoperto che, sebbene l’intervento laser agli occhi a cui mi ero sottoposta pochi mesi prima dell’emorragia cerebrale mi avesse permesso di vedere come un’aquila o un falco, o qualsiasi altro uccello dalla vista formidabile, dopo l’ictus la vista mi era di colpo peggiorata, vedevo le parole allungate, sbaffate, con tratti più scuri e altri scoloriti. Andai dal dottor Howard Krauss, un neurologo specializzato in oftalmologia. Ero stata visitata da talmente tanti medici che mi consideravo ormai un’esperta e capii che un paio di occhiali non sarebbero bastati. Avevo un danno cerebrale. Ormai ero una macchietta descrivibile con una battuta: bionda alta tette grandi e gambe lunghe con danno cerebrale. Davvero divertente. «Due anni» disse il dottor Krauss, «due anni e poi si vedrà, è probabile che si riassorba tutto.» Così è stato. Purtroppo nel frattempo avevo raggiunto un’età matura e mi servivano gli occhiali per leggere. Più che una battuta, ero una sbattuta.

Cambiai agente e quello nuovo mi disse che agli studios non venivo più considerata, perché ero stata ferma troppo tempo. Per tornare nel giro dovevo a tutti i costi ottenere una parte in un blockbuster, un film campione di incassi. Peccato che nessuno mi volesse perché ormai ero fuori dal giro. Il paradosso Comma 22. Altra barzelletta.

Il lato positivo era che il primo dottore, quello precipitoso che avevo licenziato, aveva dichiarato su «People» che avevo avuto solo un piccolo aneurisma e che si era risolto da sé. Quindi nessuno mi riteneva a rischio per la salute. Almeno non dovevo lottare per far valere i miei diritti contro quegli spilorci. In fin dei conti, a Hollywood siamo tutti bellissimi e le tristi copertine di «People» ci aiutano a trovare lavoro solo quando dicono che sei di nuovo single e, come ormai è chiaro, “scopabile” vuol dire “ingaggiabile”.

Non ho più ripreso i chili persi e sono diventata una specie di versione magra e spigolosa della Sharon precedente.

Ma lei non mi manca, è come una persona che ho conosciuto molto intimamente ma che non sono io. Ricordo la mia infanzia e gran parte della mia vita, come qualsiasi sessantenne, ma nutro dei sentimenti obiettivi sul passato.

Immagino che la maggioranza delle persone che sopravvive a circostanze estreme, rischiando di morire, provi la stessa cosa. Quando parlo di questo con dei soldati, mi capiscono al volo.

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