Il cattivo fratello by Luisa Mattia

Il cattivo fratello by Luisa Mattia

autore:Luisa Mattia [Mattia, Luisa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-04-17T00:00:00+00:00


28

Canio non si dava pace e da quando aveva visto i poliziotti sulla porta, lo stomaco gli si era bloccato e pure il cuore sembrava essersi ghiacciato. La mente, invece, era un fuoco che mescolava immagini e parole e lo confondeva.

Dopo l’arresto di Cesare, era caduto addormentato, preda di un sonno pesante come una roccia e senza sogni. S’era risvegliato e non avrebbe voluto. Sarebbe stato magnifico dormire fino al termine della tempesta, fosse durata anni. Meglio non sentire e non vedere. Meglio.

Invece, aveva aperto gli occhi e aveva dovuto continuare a tenerli aperti per chissà quanto. Se ne rese conto entrando in cucina. Trascinava i piedi e si lasciò andare pesantemente su una sedia. Livio aveva davanti a sé una tazzina con un caffè che non aveva bevuto. Valeria leggeva un foglio che non riusciva a tenere fermo sotto gli occhi.

«Come ne usciremo?» mormorò rivolta a Livio. «Sono accuse pesanti».

Il marito non le rispose e rivolse l’attenzione su Canio.

«Tu non ti sei accorto di niente?»

Di che, di cosa avrebbe dovuto accorgersi?

«Del liutaio» insisté Livio. «Cesare se l’è presa con lui. Perché?»

La domanda risuonò nella testa di Canio come una minaccia. Che poteva rispondere? Che cosa si aspettava di sentire, suo padre? Poteva dirgli la verità? Canio pensò alle conseguenze, come aveva imparato a fare da un po’. Essere sincero? Ci voleva coraggio e lui non ce l’aveva.

«Cesare…» iniziò a dire e gli venne da piangere.

Così non aggiunse altro.

«Non tormentarlo» implorò Valeria, cingendo le spalle al figlio, per consolarlo.

Canio piangeva e piangeva.

«Guarda quanto dolore ci dà tuo fratello!» imprecò Livio.

Canio cominciò a singhiozzare e scappò in camera sua.

Lì, in quella tana, si asciugò gli occhi e pensò ai disegni di Cesare, agli schizzi che in quel periodo aveva fatto per imbeccarlo su quello che doveva dire a proposito della bottega e del liutaio e di quei cazzo di violini…

Pensò di farli sparire e cominciò a elencare nella mente i diversi modi che avrebbe potuto utilizzare.

Bruciarli?

Strapparli?

Sotterrarli?

O sarebbe stato meglio lasciarli lì dov’erano, sotto il naso di tutti, tanto chi poteva farci caso?

Andò pescando i fogli sparsi di quel diario per immagini che aveva condiviso con Cesare per imbastire una storia che, fino al giorno prima, aveva funzionato alla grande.

Non s’era accorto, Canio, che sua madre era entrata nella stanza.

Una tazza di camomilla tra le mani, Valeria s’era avvicinata al figlio, chinato sulla scrivania. E non aveva detto niente, nel timore di spaventarlo. Aveva posato lo sguardo sui capelli lisci, sulla nuca ancora infantile in contrasto con le spalle forti. Con la coda dell’occhio aveva sbirciato i fogli, riconosciuto il segno tipico dei disegni di Cesare e si era soffermata su certi dettagli, sulla scritta Istruzioni, sulle date che connotavano la pagina.

Aveva lasciato cadere la tazza.

Canio, al rumore, s’era voltato.

Canio aveva urlato.

Canio aveva arraffato i fogli.

Livio era entrato nella stanza.

Canio aveva stretto di più i fogli tra le dita.

Valeria glieli aveva tolti dalle mani e lui l’aveva lasciata fare.

Livio aveva preso i fogli.

Canio s’era preso la testa tra le mani e s’era buttato sul letto.



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