Il cucchiaino scomparso by Sam Kean

autore:Sam Kean [Kean, Sam]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845975615
editore: Adelphi
pubblicato: 2014-09-16T22:00:00+00:00

Un organismo vivente è talmente complicato e caotico –nel senso in cui, proverbialmente, «il battito d’ali di una farfalla in Brasile può causare un uragano in Texas» – che non è quasi mai possibile prevedere cosa accadrà se iniettiamo un certo elemento nel sangue, nel fegato o nel pancreas. Nemmeno il cervello è immune dal potere della chimica. Le facoltà superiori dell’essere umano, il pensiero logico e la capacità di giudizio, sono vulnerabili all’attacco anche di semplici elementi come lo iodio.

La cosa non dovrebbe sorprenderci, perché questa sostanza è ingannatrice fin nella sua stessa struttura. Gli elementi della tavola periodica di solito aumentano di peso atomico man mano che si procede da sinistra a destra. Come abbiamo visto, attorno al 1860 Mendeleev fece di questa proprietà una legge universale della materia. Ma le leggi universali non dovrebbero avere eccezioni: invece nell’angolo in basso a destra della tavola si vede proprio un caso particolarmente spiacevole, già noto al chimico russo. Per stare nella colonna appropriata sotto i suoi simili, il tellurio, numero 52, deve rimanere a sinistra dello iodio, numero 53; il problema è che il primo è più pesante del secondo. Nonostante la rabbia di Mendeleev, che era convinto che tutti gli sperimentatori fossero in errore e che le loro misure fossero sbagliate, è proprio così: non si può far nulla di fronte ai crudi fatti.

Oggi questo scambio di posto è trattato alla stregua di un innocuo scherzetto, giocato dalla natura a spese dell’inventore della tavola periodica. Tra gli elementi naturali sono note altre tre coppie in cui il più pesante sta a sinistra (argo-potassio, cobalto-nichel e torio-proattinio), oltre a vari casi tra gli elementi transuranici e artificiali. Un secolo dopo Mendeleev, lo iodio divenne protagonista di un inganno più grande e insidioso. Ancora oggi tra il miliardo di abitanti dell’India è diffusa la credenza che il Mahatma Gandhi, questo saggio pacifista, non potesse soffrire lo iodio. Più probabilmente detestava l’uranio e il plutonio, responsabili delle bombe atomiche, ma secondo i suoi esegeti contemporanei che vogliono dar credito a questa persistente diceria, aveva un particolare motivo d’odio proprio nei confronti dell’elemento numero 53.

Nel 1930 Gandhi guidò il suo popolo nella celebre marcia del sale per protestare contro un’oppressiva tassa voluta dai britannici. Il sale era una delle poche merci di scambio che un Paese povero come l’India riusciva a produrre da sé. La gente prendeva semplicemente l’acqua del mare, la faceva evaporare e smerciava il ricavato in piccole rivendite situate ai bordi delle strade. La mossa del governo britannico di imporre una tassa dell’8,2 per cento su questa produzione era avida e insensata, l’equivalente di tassare i beduini per la sabbia o gli eschimesi per il ghiaccio. In segno di protesta, il 12 marzo Gandhi partì da Ahmedabad con settantotto seguaci e si incamminò verso la città costiera di Dandi. Lungo i quasi quattrocento chilometri del tragitto una grande folla si unì alla marcia, tanto che all’arrivo il 6 aprile il corteo era lungo tre chilometri. Giunto al mare, Gandhi

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