Il Demone by Frank Goldammer

Il Demone by Frank Goldammer

autore:Frank Goldammer [Goldammer, Frank]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General, Thrillers, Suspense
ISBN: 9788866884378
Google: 3W-PzgEACAAJ
editore: Timecrime
pubblicato: 2021-11-15T10:20:06+00:00


Seconda Parte

16 maggio 1945,

tarda mattinata

È strano come sono gli esseri umani, pensò Heller. Gli esseri umani. Io stesso. Non ci vuole molto e tutto diventa normalità.

«Ma allora, si muova!» Qualcuno lo superò spintonandolo. Faceva molto caldo già in tarda mattinata e il cielo era terso. Il ponte di Loschwitz brulicava di persone. Dopo che tutti gli altri ponti del centro erano stati fatti saltare in aria appena un giorno prima della fine della guerra, la Meraviglia Blu era diventata un nodo stradale. Chi voleva raggiungere l’altra sponda dell’Elba doveva utilizzare un traghetto o quell’unico ponte.

Heller proseguì. Teneva in mano lo zaino con la gavetta vuota. I russi erano in città da una settimana. Un semplice proclama, affisso il 10 maggio in tutti i luoghi pubblici, lo aveva reso disoccupato. L’intero corpo di polizia era stato sciolto.

Aveva comunque abbastanza da fare. Era necessario procurare da mangiare per sé, per Karin e per la signora Marquart, nella cui abitazione erano stati sistemati. Adesso abitavano nel Weisser Hirsch, a portata d’orecchio di una villa occupata da ufficiali russi. Notte dopo notte vi si udivano canti e spari, esplosi verso il cielo notturno da russi esuberanti.

Anche a quello ci si abituava, proprio come alle lunghe distanze, alla ricerca di materiale da ardere per la cucina a legna e di cibo, alla vista dei soldati dell’esercito sovietico e della città distrutta.

Heller si fermò e si premette contro la ringhiera per non intralciare il passaggio a nessuno. Dovremmo essere felici perché siamo ancora vivi, pensò. Ma lo erano? Erano felici? E dovremmo lamentarci, per il gran numero di morti e per la distruzione di tutti i nostri edifici barocchi, dei tesori artistici e dei dipinti. Qualcuno si lamentava? Qualcuno piangeva? Per i propri vicini e la gente per strada? Per i suoi amici Hans e Armin e le loro mogli? No, non ci si pensava. Non se ne parlava. Nessuno ne parlava. Per giorni avevano dovuto bruciare i morti nei roghi per risolvere il problema che costituivano. E gli impiccati ai lampioni? Sul cartello che uno di loro portava appeso al collo c’era stato scritto sono un traditore del popolo. ho fatto causa comune con gli ebrei. E il giovane soldato giustiziato per codardia davanti al nemico appena qualche ora prima della capitolazione? Nessuno ne parlava.

Si doveva andare avanti, sempre avanti, diceva la gente. Bisognava guardare in avanti e far semplicemente sparire dalla mente quei giorni, quegli anni. Tanto non ha senso, dicevano e facevano spallucce. La guerra è persa, ma nessuno se ne lamentava. Ormai Hitler non era quasi più che un fantasma. Impensabile che uno come lui avesse condotto alla follia un’intera nazione. Del fatto che ora era morto non parlava nessuno. Al contrario, era come se si fosse sollevato un pesante coperchio, come se dalle persone fosse stato tolto un peso. Quando, qualche giorno prima, era stato revocato l’ordine di oscuramento e lei aveva visto, per la prima volta dopo anni, delle finestre illuminate nella notte, Karin aveva pianto di gioia.

«Davai, davai!»2 gridò qualcuno e si sentirono delle risate.



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