Il diario perduto di Frida Kahlo by Scheiman Alexandra

autore:Scheiman, Alexandra [Scheiman, Alexandra]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858662403
editore: Rizzoli
pubblicato: 2013-11-05T23:00:00+00:00

New York è una città assediata dai sogni. A New York gli artisti sognano il trionfo, e di poter schiacciare sotto la suola delle scarpe l’arroganza dei critici. Ma una moglie, come Frida, a New York nutre un sogno più semplice, che è quello di un matrimonio felice. Però non si può fingere la perfezione per sempre, e ostinarsi a non vedere che la vita è andata in frantumi.

Diego Rivera, il comunista della prima ora, il pittore che si è proclamato capace di spezzare, con i suoi pennelli, le catene dell’oppressione capitalista, adora stare dov’è: nel tempio del denaro, nell’olimpo degli industriali, nel panteon dei milionari. Proclama ancora di essere rosso, ma in realtà è bianco come la camicia dello smoking che indossa con falsa modestia durante le mille riunioni eleganti che sembrano non finire mai.

A Frida piace essere al centro dell’attenzione, ma ha ben altre aspirazioni. Vorrebbe essere madre. E ha nostalgia della sua famiglia, del cibo piccante, delle tortillas saporite. Mentre Diego è al lavoro, lei annega i sospiri nell’acqua tiepida della vasca da bagno, sentendosi un bruco intrappolato in attesa di diventare farfalla, o in attesa di un miracolo. Desideri vani, perché tutto va avanti come sempre. Diego va e viene, con donne appese al braccio come borse dopo una svendita; i giornalisti rincorrono anche lei e la reclamano come se fosse un fenomeno da baraccone, le feste con l’alcol che scorre a fiumi sono ormai diventate un appuntamento quotidiano perché se c’è da fare baldoria, tutti vogliono farla con la coppia Rivera.

Sdraiata nella vasca, accarezzata dall’acqua che si raffredda, Frida pensa che il patto che ha stretto con la Madrina non è affatto una questione da poco. Non tutti ottengono una seconda opportunità; e se tra tutti i poveri sciocchi, la prescelta è stata lei, perché almeno non provare a divertirsi un po’?

Così, mentre giocherella schizzando acqua con le dita dei piedi, che si agitano nervose come vermicelli sul punto di essere fritti per farcire un taco, Frida comincia a ridere.

I ricordi galleggiano disordinatamente davanti ai suoi occhi. I momenti più dolorosi, la confusione, i suoi deliri lucidi. La mente divaga. L’acqua le rimanda visioni del passato e del presente, di vita e morte, di consolazione e perdita, e lei si addormenta nella vasca con l’immagine di se stessa così, impressa in testa come su una lastra fotografica. Anni dopo, quell’immagine diventerà un quadro.

«Hai intenzione di restare lì per tutto il giorno? Guarda che non sei un pesce» la sveglia Lucienne un paio d’ore più tardi, porgendole un asciugamano con aria preoccupata. Frida apre gli occhi e rabbrividisce per il freddo. Si guarda le dita: sono quasi blu.

«Peccato» ribatte. «Secondo me i pesci si divertono. Sai le orge che organizzerei, se mi trovassi in un banco!» scherza, battendo i denti, mentre esce dalla vasca e si avvolge l’asciugamano intorno al corpo.

«Io non mi divertirei per niente. I pesci sono bagnati e scivolano via» dice Lucienne con una smorfia di disgusto. La fa sedere, e inizia a spazzolarle i lunghi capelli neri, che le si allargano sulle spalle nude.

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