Il digitale quotidiano by Sconosciuto

Il digitale quotidiano by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788832824612
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2018-02-25T16:00:00+00:00


Gli oggetti

Prima di qualunque riflessione relativa al cambiamento digitale rappresentato dall’irruzione di Amazon e dei suoi concorrenti/imitatori, bisogna delineare il perimetro entro il quale il ragionamento sull’oggettualità deve essere elaborato. Sono da definire quindi gli elementi chiave che caratterizzano il rapporto esperienziale con la dimensione degli oggetti e da lì procedere verso i cambiamenti che il digitale sta generando.

La presenza – Il primo e più immediato elemento di definizione dell’ambito oggettuale è la presenza. Come indica l’etimo obiectum – che è la sostantivizzazione di obiectus, participio passato di obicere (‘mettere di fronte’, ‘stare di fronte’) –, è oggetto ciò che si colloca nella dimensione presente e visibile. Gli oggetti sono le cose che esistono nel mondo. Sono l’insieme di ciò che sta di fronte e connota lo spazio di vita. Sono il riempimento dell’ambiente. La circolarità che emerge da queste fasi iniziali dell’analisi non rappresenta una forma di stallo, è l’espressione inevitabile del carattere originario della forma oggettuale. Non c’è spazio di vita, possibilità di sviluppo, connotazione identitaria senza l’apertura originaria dell’essere-presente delle cose. Tale presenza è la condizione di possibilità di ogni ulteriorità. Che le cose siano, che siano presenti è il grado zero, il punto di partenza. E – come avviene inevitabilmente per ogni inizio – non riesce a esplicarsi fino in fondo, se non attraverso un meccanismo di circolarità, dove si innesca un corto circuito concettuale tra il fondante e il fondato, che si vanno quasi a sovrapporre. Gli oggetti quindi sono le cose presenti. L’essere presente, dappresso, visibile, esistente è la prima definizione dell’oggetto, della cosa. E, soprattutto, connota il primo ambito di relazione: l’essere lì, di fronte al sé, messo davanti al soggetto, al singolo.

L’utilità – Le cose nel mondo, le cose del mondo, non sono tuttavia esclusivamente presenti. Non stanno lì e basta. Si dimostrano adatte all’uso per le azioni del sé. Si mostrano come parte integrante di una prospettiva progettuale del soggetto, finalizzata al miglioramento e alla facilitazione del vivere. L’etimologia, anche in questo caso, aiuta a far riecheggiare significati originari, coperti dalle abitudini dell’esperienza: utile deriva dall’uti latino che significa ‘usare’, ‘essere utilizzabile’. Utile è quindi ciò di cui si può far uso. Ha una chiara dimensione operativa, legata all’azione. Esiste la cosa, è lì naturalmente presente. Diventa utile, invece, quando entra a far parte di un progetto d’uso. Il sé, nella relazione con l’alterità oggettuale, cerca di trarre beneficio da tale presenza, cerca di costruire qualcosa che possa portare il significato dell’essere un po’ più in là. Questo è l’uso, una sorta di deposito informativo che si sedimenta nell’oggetto e che genera il primo asse relazionale attivo tra il sé e l’oggetto. L’utilità è ciò che discende da questo dispositivo operativo. È un correlato dell’agire. È nell’azione che si compie il miracolo, inizialmente imprevisto, che tra l’intenzione del sé e la presenza della cosa ci possa essere una dimensione di comunanza, che possa scaturire cioè un piano d’utilizzo, dove l’una e l’altra entrano in rapporto.

La trasformazione – Se il primo ambito



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