Il disvelamento by Jacques Camatte

Il disvelamento by Jacques Camatte

autore:Jacques Camatte [Camatte, Jacques]
La lingua: ita
Format: epub
Google: V0VPMwEACAAJ
editore: La Pietra
pubblicato: 1978-06-15T08:58:38+00:00


Con la sua riflessione sull’essere, la filosofia di Heidegger – normalmente etichettata di destra –

rappresenta una presa di posizione di fronte all’accedere del capitale alla comunità, alla realizzazione del suo essere che è nello stesso tempo perdita dell’essere da parte degli uomini e delle donne.

Giacché non di questo essere si tratta, ma dell’Essere referenziale assoluto quale è il capitale. Si ha la stessa mistificazione avuta con Hegel. “Ciò che dunque importa nella definizione dell’umanità dell’uomo come ek-sistenza è che l’essenziale non è l’uomo, ma l’Essere come dimensione dell’ek-staticità dell’ek-sistenza” ( Lettera sull’umanesimo, p. 98).

Ciò prova fino a che punto pensatori di destra e di sinistra abbiano interpretato uno stesso fenomeno, mistificandolo ciascuno a suo modo. La differenza consiste nel fatto che, in Heidegger, resta il rimpianto di una perdita, la coscienza di una decadenza ( Verfallen), una conseguente immensa lacerazione e insieme la speranza di poterla scongiurare con un ritorno al principio, al fondamento. Di conseguenza si tratta della fine stessa della filosofia la quale si ritrova unicamente nei propri presupposti storici, nel tentativo cioè di fare un discorso diverso da quello che, a partire da essi, si era aperto.

Esprimendo l’esteriorità dell’uomo rispetto all’essere, Heidegger non fa che mostrare la realtà degli uomini e delle donne rispetto al capitale, nonché la loro condizione, dimessa ed esaltata a un tempo, di essere nell’ek-sistenza del capitale stesso. “L’uomo non è il signore dell’essente. L’uomo è il pastore dell’Essere. In questo “meno” l’uomo non rimette nulla, anzi guadagna in quanto perviene nella verità dell’Essere. Guadagna l’essenziale povertà del pastore, la cui dignità consiste nell’esser chiamato dallo stesso Essere a guardia della sua verità” (pp. 108-9).

Heidegger pone la decadenza in quanto oblìo, decadenza della verità a vantaggio dell’essente non pensato nella sua essenza. Così la dinamica del capitale comporta il riassorbimento di ogni ricordo. Il suo porsi è un far dimenticare tutti i processi di mediazione che l’hanno condotto all’esistenza. In tal modo espelle uomini e donne dal tempo.

Come si è visto a volte a proposito della critica che ne fa Adorno, c’è in Heidegger la ricerca di una pienezza, il rifiuto della dicotomia – che fonda la perdita – e un rimettere in discussione la tecnica: “La tecnica è nella sua essenza un destino storico essenziale della verità dell’Essere in quanto giacente nell’oblio” (p. 107). In effetti essa è un prodotto che gli sfugge e che manifesta l’oblìo dell’essere.

L’uomo non è più che un fare – tema della filosofia occidentale dopo il Rinascimento – che si oggettiva in un avere. La tecnica comporta una condotta nella quale l’essere diviene inessenziale, giacché è sempre al di fuori di lui che le soluzioni vengono formulate. Più che un “destino”, la tecnica tende a formare un essere: il capitale.

Paradossalmente, se Hegel ha rappresentato la fine della filosofia dal punto di vista sistematico, Heidegger sembra ne rappresenti l’inizio. Prende strade nuove e tuttavia non sa se in realtà queste sbocchino da qualche parte ( Holzweg). È la filosofia dell’errare. Quel che conta è batterle, queste strade: è



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