Il dittatore inglese by Derek Raymond

autore:Derek Raymond [Raymond, Derek]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Timecrime
pubblicato: 2022-11-15T00:00:00+00:00

2

Era successo così.

«Non posso crederci» dissi, voltandomi dalla finestra buia del salotto. Era notte.

«No. No, che non andiamo» disse Magda. Aggiunse dopo una pausa, con calma forzata: «Cosa ci succederà? Cosa faremo?»

«Lo abbiamo già fatto» dissi. «Ho firmato le carte.»

Mi sentivo come un comandante che ha tradito il suo esercito. Continuai a sentire che era colpa mia per aver firmato i documenti. La sensazione che c’era qualcosa che avrei potuto fare oltre a firmare persisteva: non c’era stata alternativa, ovviamente. Non era nient’altro che la contrazione che un uomo crede di sentire nella gamba amputata.

Il giorno dopo aver firmato, una squadra di esperti italiani, supervisionati da un ufficiale inglese che avevo rifiutato di vedere con la motivazione che se lo avessi visto lo avrei strangolato, venne per fare un inventario, prima delle attrezzature della fattoria, poi della casa, e poi di tutto ciò che c’era in casa fino alle posate e ai vestiti, includendo anche cose come le cornici d’argento delle vecchie fotografie di famiglia. Era stato come vedere i tuoi eredi appropriarsi della tua vita, dal regno dei morti. Dopodiché arrivarono degli uomini con dei camion, e spogliarono completamente la nostra casa, tanto che ciò che ci rimase fu quello che avevamo indosso, un cambio di biancheria intima, quindici sterline in due, e un mandato ferroviario di seconda classe fino a Dover. Il resto delle nostre cose fu portato da qualche parte nel capoluogo di provincia. Avevano preso la nostra macchina e il trattore, quindi non avevamo mezzi di trasporto. Lavey se ne era assicurato. Non aveva lasciato niente al caso. Quando eravamo partiti per prendere il treno dal capoluogo di provincia, eravamo rimasti in piedi al buio, all’inizio del nostro vialetto, per prendere l’autobus che partiva alle sei e cinque. Avevo cercato di nascondere almeno il trattore, guidandolo fino in fondo al bosco verso il Noara, dove l’avevo usato così spesso. Ma l’assistente di Lavey, un altro abitante di città vestito con un impermeabile Gannex (tremante di paura, per la prima volta fuori da un marciapiede di periferia, quando lo presi in giro per le vipere), lo aveva trovato. Lasciai che chiamasse e chiamasse ancora per un’ora o più dal fondo dei burroni, vicino al fiume, fino a quando non si stancò, poi aspettai, aspettai parecchio e lo vidi riapparire, viola in faccia, e con i piccoli risvolti in tartan del suo impermeabile a brandelli: «Che ti succede, imbecille?» «Non sono riuscito a metterlo in moto, signor Watt.» «Certo che non ci sei riuscito, idiota. La chiave è nella mia tasca. Non riusciresti a guidare una scopa sul pavimento.» «Questo non aiuta il suo caso, signor Watt.» Lo mandai indietro con la chiave e gli dissi di divertirsi. Arrivando direttamente da Purley, cosa ne sapeva lui di vipere, macchia e trattori? Alla fine, scesi quando fece buio e lo guidai per lui con disprezzo, dopo averlo trovato rannicchiato sul sedile che gemeva per una lepre che aveva sentito nella boscaglia e che pensava fosse un cinghiale. Rimasi lì a ridere di lui.

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