Il ferro e la seta (I Romanzi Passione) by Pitti Duchamp

Il ferro e la seta (I Romanzi Passione) by Pitti Duchamp

autore:Pitti Duchamp [Duchamp, Pitti]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-03-05T12:00:00+00:00


13

— Non c’è più bisogno che rimaniate qui. I francesi hanno sedato le rivolte sia a Firenze che nel resto della Toscana. Un bagno di sangue — sospirò Ferrante. — Solo Arezzo è ancora in mano al popolo e non so più se sia un bene che ci rimanga. Domani vi riporterò a casa dal signor Moretti — aggiunse atono durante la cena, con gli occhi fissi su Bianca e l’espressione di un marinaio ammutinato che si vede scaraventare giù dalla nave per punizione.

— Avrete delle conseguenze? — domandò Bianca tagliuzzando un pezzo del finocchio che aveva nel piatto: guardava Ferrante con l’aria persa di chi è in estasi. Eppure Antonia era convinta che non fosse mossa dalla premura per lui, ma da un’egoistica necessità di sicurezza. Del resto, era quello che suo padre aveva sempre voluto per Bianca: che fosse al sicuro, senza problemi né responsabilità.

— Riaccompagneremo Gaultier a Firenze. Le conseguenze saranno mie e basta — concluse Ferrante.

Antonia rimase zitta per tutta la cena, rimuginando rancorosa su quel rifiuto di poco prima che ancora le bruciava come un marchio tatuato a fuoco. Ferrante aveva ragione, quella cosa tra loro era malsana, era contraria al buonsenso e al decoro; aveva quasi sentore di incesto essere così attratta dal futuro marito della cugina. Ma l’ardore frustrato voleva riscossa e gridava vendetta.

Dormì poco e male: Ferrante non si presentò a pretendere il suo letto e lei non lo liberò per cederlo al legittimo proprietario. Si rigirò tutta la notte tra le lenzuola, immaginando il corpo di lui che si muoveva frenetico su quello prosperoso di Ida. Aveva preparato un discorso, aveva pensato alle parole che avrebbe pronunciato quando Ferrante si fosse presentato alla porta della sua stanza, per provocarlo, farlo arrabbiare, ma non ce ne fu alcun bisogno. Antonia rimase sola.

La mattina successiva si svegliò di pessimo umore, detestando Bianca e se stessa perché non capiva cosa fosse quel rancore, da dove venisse e perché si tingesse di giallo e le provocasse strette allo stomaco al limite del malessere. Solo in carrozza, guardando di nascosto Bianca e Ferrante seduti sullo stesso lato della vettura, si decise ad ammettere di essere gelosa. Lui era elegante, un fatto inusuale ma che lo rendeva, se possibile, più bello: giacca lunga e candida, con il colletto alto e i bordi di ricami dorati, pantaloni al ginocchio, calze che aderivano ai polpacci forti e scarpe con un piccolo tacco e preziose fibbie d’argento. I capelli chiusi in una coda ordinata, era rasato, pulito e rifulgeva di un’aura di mascolinità virile alla quale Antonia si scoprì fin troppo sensibile. Invece lui sembrava indifferente: chiuso in un silenzio ostinato, fissava cupo fuori dal finestrino senza condividere i propri pensieri.

Firenze brulicava di soldati francesi. Ferrante aveva dato ordine ai suoi uomini che Gaultier fosse accompagnato nella sua casa e lì soggiornasse fino al giorno dopo, quando lui stesso avrebbe condotto il generale al cospetto del granduca.

Antonia si chiese per tutto il tempo del viaggio cosa avrebbe fatto, dove sarebbe



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