Il futuro è stato bellissimo: Considerazioni di un ottimista sulla mortalità by Michael J. Fox

Il futuro è stato bellissimo: Considerazioni di un ottimista sulla mortalità by Michael J. Fox

autore:Michael J. Fox
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
Tags: Biography & Autobiography, ebook, General, Entertainment & Performing Arts, Fiction
ISBN: 9788850264131
editore: TEA
pubblicato: 2022-05-03T22:00:00+00:00


Stessa guerra, altro fronte: il programma di riabilitazione dell’ospedale Mount Sinai si è guadagnato una reputazione simile a quella della sua controparte presso il Johns Hopkins. È una struttura più piccola e meno equipaggiata, ma come sto per scoprire esistono oggetti abbastanza basilari (come grossi elastici di gomma e semplici bicchieri di plastica rossi) che nelle mani di un abile fisioterapista possono rivelarsi strumenti molto dinamici. Il terapista in questione lo incontro a stretto giro: si chiama Will ed è un ragazzo di una trentina d’anni o poco più, alto e snello. Mi accoglie al terzo piano con un volto amichevole, una postura perfetta e una voce che dev’essere stata addestrata in qualche corso di teatro.

Si avvicina alla mia sedia a rotelle; io mi alzo per stringergli la mano, ma mi risulta difficile e inizio a pendere in avanti. Lui mi stringe la mano e, applicando un po’ di forza e facendo così da contrappeso, riesce a stabilizzarmi in posizione eretta.

«Piacere, Mike», gli dico. «Mi spiace, sono un po’ malfermo. Il mio giroscopio interno sta facendo le bizze.»

«La sua propriocezione è fuori fase. Vedremo di risolvere il problema.»

La parola «propriocezione» deriva dalle parole latine proprius, cioè relativo all’individuo, e capere, ovverosia «prendere», ma anche «comprendere». Indica la capacità di percepire la posizione relativa delle proprie parti del corpo nonché la forza e l’energia che vengono impiegate nell’eseguire un movimento. Alcuni la definiscono un «sesto senso», altri direbbero semplicemente «è il luogo in cui mi trovo nello spazio». Io riesco a malapena a pronunciarla, ma posso facilmente applicarla alla mia esperienza personale. Fin dal nostro primo incontro, il dottor Theodore mi ha spiegato che avrei dovuto aspettarmi problemi di propriocezione dopo l’intervento, e in particolare un’alterazione dell’equilibrio e della stabilità. L’aveva messa così: «Se la sua propriocezione è compromessa, avrà la sensazione, per esempio, di non riuscire a stare fermo in piedi in una stanza buia senza cadere per terra». Non mi aspettavo che sarebbe stata un’esperienza tanto labirintica e straniante. Will prosegue nella sua analisi: «Ovviamente, a questo va aggiunto il Parkinson che già di per sé, a livello base, interferisce con la sua capacità di camminare».

Io metto su un’espressione scioccata. «... Ho il Parkinson?»

Quasi tutti i giorni mi sposto verso e dal centro di riabilitazione del Mount Sinai in sedia a rotelle. Tengo il deambulatore in grembo mentre Belinda, la mia attuale badante nonché pilota, sguscia nel traffico pedonale dell’Upper East Side. Esiste un certo senso di legittimazione nel mestiere di spingitore di sedia a rotelle. Belinda si prende tutto lo spazio che le pare e piace e va alla velocità cui ritiene di andare senza prestare la minima attenzione a quanta gente le stia bloccando il passo. Mi usa come uno strumento contundente per farsi strada. Mi viene difficile non pensare che qualche minuta signora anziana possa finire investita e che l’ultima faccia che vedrà sarà la mia. Sam, Tracy e Nina ci accompagnano spesso. Siamo una specie di piccolo carro da parata: stessi orari, stesso percorso, stesso show che finisce sempre all’ospedale.



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