Il gatto d’argento by Miklós György Száraz

Il gatto d’argento by Miklós György Száraz

autore:Miklós György Száraz [Miklós György Száraz]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Anfora
pubblicato: 2023-03-21T23:00:00+00:00


24 Kassa nome ungherese della città slovacca Košice, vicino al confine con l’Ungheria.

25 Kopasz significa ‘calvo’ in ungherese.

14

Siede lì da molto, le mani in grembo, sorda. Poi, quando il silenzio cristallino inizia a sciogliersi, ode il suono di violoncello degli insetti notturni, il suono d’arpa del vento frusciante tra i pioppi, e ode anche il baccano che proviene dalla locanda. Il ruzzare rumoroso dei cani, scompigliati dal segnale sonoro del corno della carrozza postale che svolta da sotto i prati. Latrando prorompono dalle stalle, da dove si odono il battito e il ronfare dei cavalli. Sulle lunghe panche dell’ampia loggia siedono uomini dallo sguardo velato di vino e di desiderio, e librando sulle labbra di donna riecheggia l’audace canzone accompagnata dalla chitarra italiana – Desidero gioire dell’amore e volare nel piacere, benedire la felicità e mirare la migliore –, poi la canzone si disperde, si annienta, il suono prodotto dall’ultimo lieve tocco delle corde della chitarra si fonde nella monotona musica ondeggiante degli insetti e lei è di nuovo già lontana. Siede con gli occhi chiusi, sente il tocco morbido di veli fluttuanti, e per un lungo istante le tornano in mente le parole di biasimo di sua suocera, gli ammonimenti a mezza voce che aveva dovuto ascoltare la mattina. Non le tornano neanche in mente, ma piuttosto prendono forma come un’immagine, come lenti galeoni le nuotano davanti le parole. Non apre gli occhi, eppure le vede proiettarsi sul muro della locanda, rischiarato dalla luce delle torce, allora sente il desiderio molto ma molto profondo di strappare via quelle sete profumate che le cadono sulle spalle, di gettare a terra la corona con le pietre preziose, di chinarsi e togliersi dalle calze nere un cardo che vi si era appiccicato. Ma poi non si muove. Non può più voltarsi indietro. Li sente, i loro complimenti bisbigliati, le parole mormorate, Principessina, sei più splendida del sogno, delle stelle che brillano in un cielo d’agosto! Esulta, il suo cuore grida felice. Lo sapeva, lei l’aveva sempre saputo!, ode il morbido fruscio delle sete e delle stoffe vellutate, ode il tenue ticchettio delle scarpine argentate, e ormai non sente più il corpo, il peso. Vola, Principessina, vola sopra le splendenti sale da ballo, vola, perché ti aspettano già insistentemente! E lei ride felice, vola su nelle stelle splendenti, poi oltre, dove non c’è buio e luce, ma solo quel bisbiglio carezzevole, e ride, grida piano nella sua felicità, e vola oltre, sopra bollenti mari di lava, sopra enormi distese d’acqua e montagne, sopra vallate. Tutto questo sarà il tuo regno! Vola sopra i fiumi che si riversano nelle vallate, sopra gli estesi querceti e le meravigliose città, sulle cui mura e torri gli stendardi sventolanti adorni di code di cavallo, salutano tutti te, Principessina. Ma adesso vola in basso, siamo arrivati. Entra per la porta. Ma aspetta, prima prendi la brocca! Su, che ti aspettano già! Il cuore martella, tra le scapole scorre un rivolino di sudore freddo, ma afferra già la maniglia e la porta si spalanca.



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