Il grande Gatsby - Classici Ragazzi by Francis Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby - Classici Ragazzi by Francis Scott Fitzgerald

autore:Francis Scott Fitzgerald [Scott Fitzgerald,Francis]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-05-30T00:00:00+00:00


CAPITOLO 7

Quando la curiosità su Gatsby ebbe raggiunto il culmine, un sabato sera le luci a casa sua non si accesero e, in modo oscuro com’era cominciata, la sua carriera di Trimalcione1 si concluse. Solo poco alla volta mi resi conto di come le automobili che svoltavano nel suo viale colme di aspettative restassero solo qualche istante e poi si allontanassero imbronciate. Chiedendomi se non stesse bene andai da lui per scoprirlo: un maggiordomo sconosciuto dalla faccia cattiva mi guardò dalla porta con gli occhi socchiusi, sospettoso.

“Mr Gatsby è malato?”

“No che non lo è.” Dopo una pausa aggiunse un tardivo “signore”, controvoglia.

“È da un po’ che non lo vedo ed ero preoccupato. Gli dica che è venuto Mr Carraway.”

“Chi?” domandò con malgarbo.

“Carraway.”

“Carraway. D’accordo, glielo dico.”

Sbatté la porta con gesto fulmineo.

La mia finlandese mi disse che una settimana prima Gatsby aveva licenziato tutti i domestici e li aveva sostituiti con una mezza dozzina di altri, che non andavano mai a West Egg a farsi corrompere dai commercianti, ma ordinavano quantità moderate di rifornimenti per telefono. Il garzone del negozio di alimentari riferì che la cucina sembrava un porcile, e l’opinione generale era che i nuovi arrivati non fossero affatto dei domestici.

Il giorno dopo Gatsby mi chiamò.

“Parti?” chiesi.

“No, vecchio mio.”

“Ho sentito dire che hai cacciato la servitù.”

“Volevo qualcuno che non spettegolasse. Daisy viene spesso, al pomeriggio.”

E così il caravanserraglio era crollato come un castello di carte per la disapprovazione negli occhi di Daisy.

“È gente per cui Wolfshiem voleva fare qualcosa. Sono tutti fratelli e sorelle. Una volta gestivano un albergo.”

“Capisco.”

Chiamava su richiesta di Daisy: volevo andare a pranzo da lei l’indomani? Ci sarebbe stata anche Miss Baker. Mezz’ora dopo Daisy stessa telefonò e parve sollevata al pensiero che ci fossi anch’io. Stava per succedere qualcosa. E tuttavia non riuscivo a credere che avrebbero scelto questa occasione per una scena, soprattutto per la scena straziante abbozzata da Gatsby in giardino.

L’indomani era una giornata torrida, quasi l’ultima, di certo la più calda dell’estate. Mentre il mio treno emergeva dalla galleria alla luce del sole, solo i fischi roventi della National Biscuit Company rompevano il silenzio bruciante del mezzogiorno. I sedili di paglia della carrozza parevano sull’orlo della combustione; la donna accanto a me sudò delicatamente per un po’ nel suo chemisier bianco e poi, mentre il giornale le si inumidiva sotto le dita, si abbandonò disperata all’intensa calura con un grido desolato. La borsetta cadde a terra con un tonfo.

“Santo cielo!” boccheggiò.

La raccolsi chinandomi sfinito e gliela porsi, tenendola a debita distanza e solo per gli angoli in modo che fosse chiaro che non avevo nessun disegno al riguardo, ma tutti quanti, compresa la donna, sospettarono di me.

“Caldo!” disse il bigliettaio ai volti familiari. “Che tempo!… Caldo!… Caldo!… Caldo!… Fa abbastanza caldo per lei? Fa caldo? Fa…?”

Il biglietto mi venne reso con una macchia scura lasciata dalla sua mano. A chi importava in questa calura di chi fossero le labbra arrossate che l’uomo aveva baciato, di chi fosse la testa che aveva inumidito la



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