Il medico miracoloso by Algernon Blackwood

Il medico miracoloso by Algernon Blackwood

autore:Algernon Blackwood [Blackwood, Algernon]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: FIC009050 FICTION / Fantasy / Paranormale, FIC009000 FICTION / Fantasy / Generale
ISBN: 9788828103158
editore: Liber
pubblicato: 2022-01-10T23:00:00+00:00


III

Un quarto d’ora prima di mezzanotte, avvolto in un pesante mantello, e colle pantofole ai piedi, uscii cautamente dalla stanza e strisciai lungo il corridoio sino al principio delle scale. Davanti alla porta del dottore, mi fermai un momento per ascoltare. Il silenzio regnava dappertutto. La casa era sprofondata in una completa oscurità. Nessun barlume di luce usciva da alcuna porta. Soltanto dalla stanza dell’ammalata provenivano fievoli suoni, come di risatine e di discorsi incoerenti, cose che non erano certo adatte a rassicurare una mente già duramente provata. Mi affrettai a raggiungere il vestibolo e mi lanciai fuori dal portone, nella notte.

L’aria era pungente e gelida, pregna di fresche fragranze notturne. Il cielo era tutto stellato e una lieve brezza spirava in lontananza, sulle cime dei pini. Il mio sangue sussultò per un attimo, poichè le stelle infondevano coraggio. Ma subito dopo, quando svoltai all’angolo della casa, spingendomi furtivamente per il viale di ghiaia, il mio morale calò di nuovo, fatalmente. Laggiù, sopra i funerei pennacchi della «cultura» dei dodici acri, vedevo il giallo disco della luna fissare lo sguardo come qualche maestosa entità, quasi per vigilare sul progresso della nostra condanna. Vista attraverso i vapori dell’atmosfera, il suo volto appariva sinistro e lugubre, con la sua usuale espressione di benigna vacuità in qualche modo deformata. Scivolai lungo le ombre del muro, fissando lo sguardo in fondo.

La lavanderia, come già descritto, stava staccata dagli altri locali, ed aveva dietro dei folti cespugli d’alloro. L’orto era talmente a ridosso sull’altro lato, che i forti profumi del suolo e delle piante giungevano pesantemente fin lì. Le ombre della «cultura» infestata, enormemente allungate dalla luna, arrivavano fino ai muri e coprivano le tegole dei tetti di un manto funereo. Tanto acuti vigilavano i miei sensi in quel momento che credo di poter riempire un capitolo con gli interminabili particolari dell’impressione che ricevetti… ombre, profumi, figure, suoni… nel giro dei pochi secondi che rimasi ad attendere davanti alla porta di legno, chiusa.

Allora mi accorsi di qualcuno che muoveva verso di me attraverso il chiaro di luna, e la figura del Dr. Silence, senza soprabito e a capo scoperto, venne rapidamente e senza rumore a raggiungermi. I suoi occhi, lo vidi subito, erano meravigliosamente lucenti, il suo volto era di uno splendente pallore.

Mi oltrepassò senza dir parola, accennandomi di seguirlo, spinse la porta, ed entrò.

L’aria fredda di quel luogo ci accolse come quella di una vôlta sotterranea. Il pavimento a mattoni e le pareti d’intonaco bianco, rigate di vapore e di fumo, riverberavano il freddo nelle nostre facce. Dirimpetto a noi sbadigliava la nera gola dell’enorme camino aperto. La cenere dei fuochi di legna stava ancora ammucchiata e sparpagliata intorno al forno, e da ambo i lati della colonna del camino sporgente c’erano gli ampi vani contenenti le grandi caldaie gemelle per la bollitura degli indumenti. Sui coperchi di quelle caldaie stavano due piccole lampade ad olio, ombreggiate in rosso, che diffondevano una luce debole. Immediatamente di fronte al camino, vi era una piccola tavola rotonda, con tre sedie collocate intorno.



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