Il mistero delle amazzoni by Hannah Lynn

Il mistero delle amazzoni by Hannah Lynn

autore:Hannah Lynn [Lynn, Hannah]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton
pubblicato: 2022-07-07T22:00:00+00:00


Capitolo ventisette

Il suono di passi andava e veniva, riecheggiando lungo il corridoio fuori dalla stanza di Ippolita. Ogni volta che qualcuno si avvicinava, sentiva crescere un poco le sue speranze, e il suo respiro accelerava. Forse aveva cambiato idea, aveva riconsiderato la sua insensata ossessione per il Minotauro, oppure era tornato per portarla con sé, così da poter combattere quella battaglia fianco a fianco. Non sarebbe andato nemmeno ad abbracciarla e a darle un bacio d’addio degno di questo nome, come aveva sempre fatto prima di partire in uno dei suoi viaggi? Un litigio non poteva certo cancellare in modo così completo l’amore che li univa, no? Ma lui non venne, e presto un nuovo silenzio calò sul palazzo. Quel silenzio la informava che la nave dalle vele nere era salpata, insieme ai quattordici ateniesi, tra cui suo marito, in viaggio verso la morte. La tenacia di Teseo era una caratteristica che le aveva sempre ispirato tenerezza, ma ora le sembrava poco più che petulanza.

«Dov’è andato papà?», domandò Ippolito, quando lei gli portò una colazione a base di uva e fichi nella sua stanza. «Mi ha salutato stamattina, e mi ha detto che andava a uccidere un mostro. Quando tornerà?».

La bambola di terracotta era intrappolata tra le sue lenzuola, apparentemente dimenticata dopo soltanto un giorno. Ippolita la liberò e la posò sul suo comodino.

«Mio padre ha detto che, quando tornerà, sarà il più grande di tutti gli eroi. Persino più grande di Eracle», proseguì Ippolito.

«Davvero?».

Ignorando sia la bambola sia il cibo, il bambino saltò giù dal letto e raccolse una piccola spada di legno fendendo l’aria, come se stesse combattendo la stessa bestia che suo padre avrebbe affrontato di lì a poco.

Ippolita guardò la spada, delusa. Era fatta di legno di betulla, chiaro e leggero, troppo fragile per poter essere utilizzato in addestramento: non era altro che un giocattolo per figli di contadini. Più di una volta ne aveva parlato con Teseo e suo padre. A palazzo erano poche le persone in grado di impartire insegnamenti adeguati a Ippolito, e probabilmente si sarebbero tirate indietro per timore di ferire il futuro re. Ma il minimo che potessero fare per lui era fornirgli armi da addestramento appropriate. Sospirò. L’avrebbe fatta sparire dalla sua stanza mentre dormiva, sostituendola con qualcosa di più adatto.

«Ecco, porta il piede ancora più avanti», disse, abbandonando qualsiasi speranza di finire la sua colazione per correggere la postura del figlio. «E piega le ginocchia. Sì, bene. Così. Ora fa’ oscillare la spada verso di me, ma fermati prima di colpirmi. Devi controllarla, prima. Così come controlli il tuo braccio e le tue mani».

Ippolito mosse la spada verso sua madre, finendo per colpirla alla spalla. Sul suo viso balenò uno sguardo sconvolto, ma lei si limitò a sorridere.

«Cos’ho detto riguardo al controllo? Riprovaci, amore mio».

Giocarono così per un po’, con Ippolita che gli insegnava i vari modi per trattenere e poi muovere una spada, e come spostare le gambe per mantenere un equilibrio perfetto. Di tanto in tanto



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