Il nostro momento imperfetto by Federica Bosco

Il nostro momento imperfetto by Federica Bosco

autore:Federica Bosco [Bosco, Federica]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788811672715
editore: Garzanti
pubblicato: 2018-09-14T22:00:00+00:00


Avevano vinto i fuggitivi.

Tutti avevano un’ottima ragione per andarsene.

Una ragione inattaccabile, inoppugnabile, indiscutibile.

Qualcuno di più importante, di me, a cui stare vicino.

Passai comunque a trovare mio padre per avvertirlo che sapevo cos’era successo e che la mamma era partita.

Di nuovo mi aprì Renata, ancora sorridente.

«Tuo padre è uscito per commissioni, ti va di entrare?»

Esitai un istante, mi sentivo inopportuna, ero quella che avrebbe voluto farla fuori per vedere l’amore trionfare di nuovo e che ora, con la coda fra le gambe, si inchinava al vittorioso nemico.

«Dai entra che fuori è caldissimo, e in cucina invece si sta bene.»

Lo sapevo che si stava bene, ci avevo passato ventitré estati in quella casa, prima di decidere che il mondo era più interessante e, ora che mi rendevo conto che non era tutta questa gran cosa, mi avevano cambiato la serratura.

Accettai di buon grado, nonostante mi sentissi terribilmente fuori posto, ma contavo sul fatto che, essendo a sua volta psicologa, mi avrebbe capita.

«Fa un caldo terribile oggi non trovi? Sembra ancora peggio dell’estate scorsa», mi disse, mentre prendeva una brocca di limonata dal frigo, con lo stesso gesto che avevo visto compiere a mia madre migliaia di volte.

Ora però c’era una controfigura al suo posto. Simile forse, magari anche più brava chissà, ma non era lei.

E mia madre era sempre stata una grande protagonista. Scomoda, capricciosa, esigente, ma un’assoluta primadonna.

Avrebbero cambiato il nome sul cartellone, ma quello sarebbe sempre stato il suo palcoscenico. Il pubblico avrebbe detto che, sì, Renata è bravina, ma Marcella, nessuno sarà mai alla sua altezza.

Mi sedetti a quello che avevo sempre considerato il mio posto e lei mi sorrise in silenzio, con quella tattica che conoscevo bene e a cui mio padre mi aveva sottoposto da quando ero bambina, spingendomi a parlare anche quando non ne avevo voglia. E in due minuti cominciai a sbrodolarle addosso tutta la mia rabbia, il dolore e quell’insopportabile sensazione di impotenza e mancanza. Di come mi sentissi incompleta e sola, in una fase della mia vita, in cui non mi sentivo né carne né pesce, ma solo un totale inutile fallimento.

Le raccontai della menopausa, dei tradimenti di Nicola, del figlio che aspettava, di come detestavo, ma in fondo invidiavo, Gaia, di Lorenzo che amavo come non mai, ma che non potevo avere, e dei miei immensi sensi di colpa nei confronti di sua figlia che non sopportavo e, alla fine, le dissi di come soffrivo per mia madre.

Poi cominciai a piangere, e lei fece l’unica cosa di cui avevo bisogno: mi abbracciò, come avrei voluto facesse proprio mia madre.

In quel preciso momento, vinse tutto.

«Sei veramente troppo rigida con te stessa, Alessandra», mi disse, quando mi fui calmata. «Hai passato un anno infernale e proprio nella stagione della vita più difficile e delicata dopo l’adolescenza. E pretendi che non sia niente d’importante e che, invece, dovresti solo stare bene!» Mi rimproverò.

«Lascia che ti dica un paio di cosette», proseguì. «Intanto, il tuo ex è uno stronzo di quelli della peggior specie, infantile e



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