Il posto delle fragole. La scelta di morire con dignità by Serena Foglia

autore:Serena Foglia [Foglia, Serena]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Etica, Sociologia, Eutanasia
ISBN: 9788834413562
Google: I5tWPQAACAAJ
editore: Armenia
pubblicato: 2002-01-17T23:00:00+00:00

Avendo parlato di alcuni personaggi e dell’autoeutanasia, vorrei ricordare alcuni casi italiani piuttosto sconvolgenti.

Il primo, avvenuto nei pressi di Lucca, ha per protagonisti Stefano de Carlo, ventisette anni, e Guido D.I., ventisei anni, amici fin dall’età del Liceo.

Stefano, laureato in filosofia e appassionato di culturismo, era gravemente ammalato di cuore. I medici gli avevano diagnosticato una cardiopatia probabilmente provocata da virus e forse aggravata dall’uso di metabolizzanti.

Le cure non avevano avuto successo e l’unico rimedio sarebbe stato un trapianto. Ma Stefano non voleva sottoporvisi: l’idea di avere il cuore di un’altra persona lo terrorizzava, l’inevitabile attesa per trovare un cuore compatibile lo angosciava, in più temeva di dover modificare la sua vita in modo drastico, «da povero vecchietto» come soleva dire.

Aveva allora chiesto aiuto a Guido, l’amico fraterno sul quale aveva sempre avuto un particolare ascendente: Stefano, estroverso e vitale portato a essere un leader, Guido più chiuso, timido, emotivo, che riusciva a esprimere la sua sensibilità e la sua intelligenza solo con Stefano.

La facoltà di filosofia l’avevano fatta insieme, discutendo, come si fa da ragazzi, fino a notte tarda sui massimi sistemi.

Nel ‘97 la diagnosi per Stefano era stata senza appello: malattia degenerativa del cuore, dovuta a un virus rarissimo. «In Europa ce l’abbiamo solo in due, io e uno che sta in Svezia» diceva Stefano all’amico. Incominciò così a parlare, oltre che a Guido, con i genitori, con la fidanzata, con altri amici, di farla finita, di chiudere una vita troppo diversa da ogni sua abitudine, ambizione, desiderio. Ne parlava senza disperazione, con naturalezza, la considerava come la fine del suo viaggio terreno.

Una mattina di maggio Guido andò a prendere Stefano che gli chiese di andare in un luogo dove si recavano sovente, alla Pieve di Monte Catino sulle colline di San Martino di Freddiana: «Perché bisogna morire così, nel verde e nel silenzio». Stefano aveva scelto anche il modo: una overdose di insulina «perché l’insulina provoca una morte dolce, veloce e senza dolore».

Ma non era stato così: dopo essersi rifiutato di iniettare il farmaco, dopo aver nuovamente scongiurato Stefano di rimandare, Guido davanti alla disperazione di Stefano aveva ceduto, ma la dose si era dimostrata insufficiente: il mattino dopo Guido tornato alla Pieve aveva trovato Stefano in coma che respirava ancora.

Terrorizzato, attanagliato dal rimorso, Guido si era precipitato dall’amico che gli aveva procurato l’insulina per chiederne un’altra dose. Risalito alla Pieve vedendo che Stefano rantolava e stava per svegliarsi, Guido ne aveva iniettato una seconda forte dose senza potersi trattenere dal singhiozzare. Al fine la morte era sopravvenuta.

Mentre Guido non riusciva a superare lo strazio, i genitori di Stefano lo avevano assolto considerando che il miglior amico del loro figlio aveva compiuto un atto d’amore, voluto con ferrea volontà da Stefano.

La magistratura di Lucca, nel rispetto dell’iter giudiziario, aveva sottoposto Guido a giudizio per omicidio di persona consenziente. Per l’articolo 579 del Codice penale Guido rischiava da sei a quindici anni di carcere. Non gli restava che sperare che gli venissero concesse le attenuanti: dovevano scoprire chi

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.