Il Processo by Franz Kafka

Il Processo by Franz Kafka

autore:Franz Kafka
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO OTTAVO • IL COMMERCIANTE BLOCK - REVOCA DELL'AVVOCATO

K. si era infine deciso a ritirare all'avvocato il suo mandato. Non era certo possibile estirpare i dubbi se fosse giusto agire così, ma prevalse la convinzione che fosse necessario. Il giorno in cui K. era intenzionato ad andare dall'avvocato, questa decisione gli aveva sottratto gran parte delle sue energie sul lavoro, lavorava con particolare lentezza, dovette rimanere a lungo in ufficio, ed erano già le dieci passate quando finalmente fu davanti alla porta dell'avvocato. Prima di suonare, rifletté ancora se non fosse meglio revocare l'avvocato per telefono o per lettera, il colloquio di persona sarebbe stato certamente molto penoso. Ma infine K. non volle rinunciarvi, in qualunque altra forma la revoca sarebbe stata accettata in silenzio o con qualche parola di formalità e, a meno che Leni non fosse riuscita a scoprire qualcosa, K. non avrebbe mai saputo come l'avvocato aveva preso la revoca e quali conseguenze avrebbe avuto per K. questa revoca secondo il parere non privo d'importanza dell'avvocato. Se invece l'avvocato gli stava di fronte e veniva colto di sorpresa dalla revoca, per K. sarebbe stato facile, anche se l'avvocato non lasciava trapelare molto, dedurre dal suo viso e dal suo comportamento tutto quello che voleva. E non era nemmeno escluso che lui ne traesse la convinzione che avrebbe fatto bene a lasciare la difesa all'avvocato, e quindi ritirasse la revoca.

Il primo squillo alla porta dell'avvocato non ebbe, come al solito, risultato. «Leni potrebbe essere più svelta», pensò K. Ma era già molto se l'altro inquilino non s'immischiava, come al solito succedeva, se insomma l'uomo in vestaglia o qualcun altro non incominciava a infastidire. Mentre premeva il pulsante per la seconda volta, K. guardò indietro all'altra porta, ma questa volta rimase chiusa anche quella. Finalmente allo spioncino della porta dell'avvocato apparvero due occhi, ma non erano gli occhi di Leni. Qualcuno aprì la porta, ma vi rimase appoggiato contro gridando verso l'interno: «È lui!», e solo allora aprì del tutto. K. aveva spinto contro la porta perché alla porta dell'altro appartamento alle sue spalle sentiva già girare in fretta la chiave nella serratura. Perciò, quando alla fine la porta gli si aprì dinnanzi, si precipitò nell'anticamera, in tempo per vedere Leni, alla quale era rivolto l'avvertimento di chi aveva aperto la porta, scappare in camicia lungo il corridoio che collegava le stanze. La seguì un momento con lo sguardo, poi si volse a guardare l'uomo che aveva aperto. Era un uomo piccolo, magrissimo, con la barba, e reggeva in mano una candela. «Lavora qui lei?», chiese K. «No», rispose l'uomo, «non sono di casa, l'avvocato è solo il mio patrono, sono qui per una questione legale». «Senza giacca?», chiese K. indicando con un gesto della mano l'abbigliamento incompleto dell'uomo. «Oh, mi scusi», disse l'uomo facendo luce su di sé con la candela, come se lui stesso vedesse per la prima volta in che stato si trovava. «Leni è la sua amante?», chiese bruscamente K. Aveva divaricato le gambe e intrecciato dietro la schiena le mani, con cui reggeva il cappello.



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