Il ribelle by Emma Pomilio

Il ribelle by Emma Pomilio

autore:Emma Pomilio [Pomilio, Emma]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzo storico
ISBN: 9788852014659
editore: Mondadori
pubblicato: 2010-10-06T16:00:00+00:00


Parte terza

ROMA

XVI

Remo e Romolo si erano accampati con le bande sull’Aventino. Le genti che avevano occupato il colle durante l’assenza dei gemelli erano state contente di aggregarsi a loro.

Non c’era stato bisogno di costruire molte capanne, alcune c’erano già, ed erano state riparate con frasche nuove. Numitore aveva donato delle tende e alcuni schiavi. Remo e Romolo, come Silvi, ne occupavano una per ciascuno. Le due tende, con i lembi delle aperture sorretti da lance infisse per terra, si fronteggiavano al centro della radura, davanti a un grande spiazzo riservato alle adunate e ai fuochi serali.

Tutte insieme dalla parte opposta c’erano le tende degli Albani, i nemici di Numitore sconfitti, quelli che lo avevano tradito, permettendo ad Amulio di sottrargli il regno. La situazione ad Alba per loro si era fatta difficile, lo stesso Numitore, anche se nel suo discorso iniziale aveva asserito di averli già perdonati, non era contento della loro presenza e faticava a non dimostrarlo.

Con loro Amulio era sempre stato molto generoso. Per riconquistarseli e vivere in pace, Numitore appena riconfermato re aveva anche pensato di avvicinarli promettendo dei privilegi, ma questo gli ripugnava. Non si fidava di loro, per come lo avevano tradito vent’anni prima senza nessun pudore, dopo che li aveva fatti prosperare fino al punto di essere tanto forti da ribellarsi.

Avevano accettato di andare via da Alba a fondare la nuova città, accompagnati da clienti armati e servi e, appena fondata la città, vi avrebbero portato le loro famiglie, che ancora erano in Alba e rappresentavano un pegno di fedeltà. Non si sarebbero mai sognati di tradire i gemelli mentre le mogli e i figli erano nelle mani di Numitore.

All’arrivo sull’Aventino tutti avevano festeggiato con grande allegria, ma fondare una nuova città sul Tevere non sembrava un’impresa facile.

I Quiriti erano ben consapevoli di quello che stava accadendo. Bande armate si erano accampate nell’agro del Settimonzio. Non si trattava delle bande di un tempo, che non creavano grandi problemi alla città. I gemelli da pastori e briganti erano diventati principi e con loro c’era gente venuta da Alba.

I Quiriti si organizzavano militarmente e stavano rafforzando le difese prevedendo che i Silvi si stanziassero sull’Aventino e volessero sottrarre loro una parte dei pascoli e controllare il guado. Faustolo e Larenzia avevano lasciato la loro casa e si erano stabiliti in una capanna alle pendici dell’Aventino.

I gemelli cavalcavano ogni giorno lungo il Tevere insieme a Faustolo, con una grossa scorta, discutendo le caratteristiche dei luoghi che visitavano. Volevano un posto che si potesse difendere facilmente e non rimanesse impaludato nei periodi di piena del Tevere, e neppure fosse umido e malsano.

Si stavano convincendo che il posto migliore fosse proprio l’Aventino, e si chiedevano che ne avrebbero pensato i Quiriti. Comunque, quando fossero venuti a protestare, li avrebbero trovati in armi. Ormai le schiere dei principi Silvi si ingrandivano sempre di più, tra fuoriusciti e banditi di altre città, schiavi fuggitivi provenienti da ogni parte tra cui molti Etruschi, e giovani Quiriti che abbandonavano la città in cerca di una maggior fortuna.



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