Il ribelle con le ali: La storia di Icaro by Marcel Roijaards

Il ribelle con le ali: La storia di Icaro by Marcel Roijaards

autore:Marcel Roijaards [Roijaards, Marcel]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858822562
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2015-09-23T22:00:00+00:00


Scena quinta

“Cos’è?” grida Panos dalla tribuna. L’abbiamo visto anche noi. All’ingresso del teatro c’è un’ombra che si muove. Sembra che ci sia qualcuno. Nel panico corriamo in cima alla tribuna. Sono soldati? Chi racconterà la nostra storia se ci arrestano? Lì! Lì! Ecco di nuovo quell’ombra. Chiunque sia, non ci faremo tappare la bocca da nessuno. Se necessario, continueremo a raccontare da dietro le sbarre di una prigione. Icaro non deve essere dimenticato!

Panos è il più coraggioso. “Chi va là?” grida avvicinandosi all’entrata. Si sente un fruscio e l’ombra schizza via. Anche se vecchio, Panos è ancora veloce e la segue. Noi aspettiamo tesi. È sera tardi. I grilli cantano e una leggera brezza fa frusciare gli ulivi. Di tanto in tanto risuona il grido di una civetta. Uno sciame di zanzare si separa quando un pipistrello va in picchiata su di loro.

“Sarà stato un animale,” dice Panos tornando. “Un orso sgraziato con ambizioni da attore. Continuate a raccontare, se no domani sono ancora qui. Domattina presto devo arare i campi. Alla mia terra le belle storie non interessano, l’unica cosa che vuole sentire sono la mia fatica e i miei gemiti.”

Esitanti, torniamo sul palco. Siamo quasi sicuri che fosse una persona. La paura non ci ha ancora abbandonati. Proprio come allora. Allora tutti avevano paura.

Kostas organizzò bene la sua battuta. Fece rastrellare il bosco, chiudere il porto e circondare la città. I soldati irruppero nelle case e le misero a soqquadro. Svuotarono armadi, rovesciarono tavoli e sfondarono porte. La gente era già povera, ma i soldati distrussero quel poco che aveva. Se qualcuno osava aprire la bocca per protestare, gli spaccavano i denti.

Tutti i cittadini maschi furono costretti ad andare al teatro per uno strano spettacolo. Uno alla volta, dovevano salire sul palcoscenico e gridare: “Minosse non è un re. È un mostro anche lui!”.

Kostas se ne stava seduto in tribuna. Gli sembrava di aver avuto un’idea brillante per scoprire chi aveva deriso Minosse, ma con il passare del tempo si rese conto che non aveva alcun senso. Gli uomini erano spaventati a morte. Il loro balbettio non assomigliava neanche lontanamente alla voce spavalda che aveva udito al labirinto. Irritato, si asciugò il sudore dalla fronte. Doveva inventarsi qualcos’altro, ma faceva troppo caldo per pensare lucidamente. La sua pelle pallida non sopportava di stare al sole così a lungo. Sbuffando si chiese perché costruissero teatri all’aperto. Era tanto difficile farci sopra un tetto?

Quando si rifugiò in un anfratto fuori dal teatro, il suo cervello riprese a ingranare. Era una coincidenza che Minosse fosse stato deriso lo stesso giorno in cui Arianna era scomparsa? Controvoglia si era costretto a ripensare a una certa sera nella torre del palazzo. Dai suoi ricordi emerse una voce che diceva: “C’è chi se ne sta in un angolo buio e chi invece coglie le stelle dal cielo”. La pelle bruciata di Kostas iniziò a formicolare per l’odio. Afferrò la spada e tranciò una rosa dal gambo. Icaro! Perché non aveva pensato prima a quel miserabile? Il pensiero che fosse insieme ad Arianna gli diede la nausea.



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