Il ritiro sociale negli adolescenti by Matteo Lancini

Il ritiro sociale negli adolescenti by Matteo Lancini

autore:Matteo Lancini [Sconosciuto]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Raffaello Cortina Editore
pubblicato: 2020-02-26T23:00:00+00:00


Criteri psicodiagnostici

I dati relativi alla dimensione e alla diffusione del fenomeno hikikomori in diverse nazioni avranno certamente delle ricadute sul destino diagnostico del ritiro sociale, intorno al quale il dibattito è attualmente ancora molto aperto. Alcuni filoni clinici e di ricerca sembrano spingere in direzione del riconoscimento formale di una nuova patologia, delineando così la strada per la ricerca dei criteri fondanti una specifica categoria diagnostica da inserire nel dsm, mentre per altri il ritiro sociale potrebbe essere ricondotto ad altri disturbi psichiatrici già noti. Altre ipotesi lo indicano come una sindrome culturale (cultural bound) o, più semplicemente, come uno dei sintomi della dipendenza da Internet. Il dsm iv-tr (2007) inseriva la sindrome di hikikomori tra le sindromi culturali, inquadrandola come un insieme di sintomi, espressione di un malessere specifico riferibile al contesto giapponese. Il dsm-5 (2013), invece, non ne fa menzione.

Saito Tamaki ha definito la pratica dell’hikikomori come una sindrome sociale. In un’intervista recente (Caresta, 2018) ha dichiarato che hikikomori è una condizione, una situazione, non necessariamente una malattia. Il motore della sindrome è la difficoltà del singolo a adattarsi alla società. Non si tratta, quindi, di una condizione psicopatologica, che però, sottolinea Saito, può insorgere successivamente a causa dell’isolamento protratto.

Carla Ricci (2015) sostiene che hikikomori non è una malattia. I giovani entrano in hikikomori perché affaticati dalla sensazione di disadattamento rispetto alla società di appartenenza e dalla percezione di non sentirsi come gli altri, di non avere motivazioni e di non volerle neppure ricercare; così, emerge il desiderio di distacco e di isolamento temporaneo. Il problema è che il passare del tempo non riesce a rifornire il giovane di quelle energie necessarie a riprendere la strada che conduce a uscire nuovamente di casa, anzi il “fuori” comincia a determinare panico e non si trovano più motivazioni che consentano l’uscita dalla tana. Altri autori definiscono gli hikikomori come membri di una sottocultura giovanile che affronta con il ritiro i problemi posti dalla società tradizionale giapponese (Chan, Lo, 2013).

In Giappone è stata condotta una ricerca approfondita (Koyama, Miyake, Kawakami et al., 2010) per indagare se i disturbi psichiatrici riscontrati nei casi di hikikomori siano sorti prima, durante o dopo l’insorgere dei sintomi iniziali del ritiro. I risultati indicano che più del 50% dei ragazzi che hanno avuto esperienza di hikikomori ha mostrato anche altri disturbi psichiatrici nel corso della vita, ma solo il 35% di questi ha sperimentato uno dei disturbi d’ansia che precedono l’insorgenza del fenomeno. In questi casi, gli autori ipotizzano che le psicopatologie possano rappresentare una predisposizione o un fattore di rischio per l’insorgenza del ritiro sociale. Tuttavia, gli stessi autori sottolineano che il 45,5% dei casi di hikikomori non ha mai avuto nel corso della propria vita esperienza di disturbi psichiatrici.

Suzuki (2013) propone una distinzione tra ritiro secondario e ritiro primario, sottolineando la difficoltà clinica insita nell’operare questa discriminazione. Il ritiro secondario rappresenta un sintomo all’interno di un quadro psicopatologico definito. Gli elementi di ritiro sociale possono essere presenti in diverse categorie diagnostiche: disturbi del



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