Il romanzo della grande Juventus by Renato Tavella

Il romanzo della grande Juventus by Renato Tavella

autore:Renato Tavella [Tavella, Renato]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2017-06-20T22:00:00+00:00


Tirare il fiato, ogni tanto

Alla fine l’Italia arriva quarta al Mondiale di Argentina. Prima è l’Olanda a negarle la finale, poi è il Brasile a vincere quella di consolazione per il terzo-quarto posto. Il gioco della squadra di Bearzot è brillante e integro. Le combinazioni si dipanano limpide, in una coralità che ha dell’esemplare. Non per nulla il modulo azzurro verrà segnalato dalla critica come il più riuscito dell’intero Mondiale. Più ancora di Brasile, Olanda e della stessa Argentina, che vince il titolo. Il merito è di tutti, come è giusto dire, ma come non sottolineare che in certi momenti sono ben nove gli elementi della Juventus in squadra? Come passare sotto silenzio che era dai tempi della grande Inter di Herrera e Moratti che non accadeva un travaso tanto consistente di uomini da un club alla Nazionale?

Trapattoni non sa bene se essere contento o preoccuparsi. Boniperti è da tempo che gli ricorda un’evenienza quasi mai smentita: chi torna dal Mondiale, specie se è andato bene, ha necessità fisiologica di rifiatare. Anche senza intenzione, si verifica un rilassamento, entrano in gioco occulti e non ancora spiegati meccanismi di assuefazione che frenano anche il treno più lanciato. Il Trap si schermisce. Ma il presidente aggiunge un’altra misura cautelativa, un ritornello a cui ama rifarsi sovente: nel campionato italiano se già è molto difficile doppiare, cogliere un terzo scudetto di fila è praticamente impossibile. A testimone c’è la storia, ormai lunga, della serie A. Sembrano pratiche esoteriche queste dichiarazioni bonipertiane, fatte non solo, diciamo così, “in famiglia”, ma esternate pure ai tifosi, mai sazi di vittorie. «Per quest’anno 1978-79 ripetersi per la Juventus è impegno, come sempre; ma non vi è dubbio che riuscire nell’impresa ha il sapore dell’impossibile».

D’accordo, d’accordo, annuiscono i tifosi, ma, per intanto, che si fa a proposito di campagna acquisiti. Un arrivo soltanto: Sergio Brio, un aiuto per la difesa. È un vero colosso: un ragazzone grande e grosso che intimorisce solo a vederlo. È nato a Lecce, dove ha giocato, e da dove la Juve lo ha prelevato per farne un perno della squadra Primavera. Un anno di prestito alla Pistoiese, la squadra toscana dalla maglia arancione come la Nazionale d’Olanda, e adesso il rientro. Nella rosa è destinato a prendere il posto di Francesco Morini che sta chiudendo un’invidiabile carriera. «Non amo parlare, preferisco giocare e dimostrare coi fatti quel che valgo», afferma, intimidito, il giovane gigante bianconero. Schivo e modesto è uno di quei tipi che piacciono a Boniperti: sudore e sacrificio, anche a compensazione di quanto madre natura non ha forse concesso in fatto di ispirazione stilistica. È la scuola dei grandi stopper italiani che si rinnova ancora una volta. Vedremo, azzardano i tifosi: con quelle gambe lunghe lunghe speriamo ce la faccia a star dietro ai centravanti avversari. Te lo vedi sulle piste di un furetto come Paolo Rossi? Ce la farà? Ebbene sì, Brio ce la farà nel più brillante dei modi.

E visto che Rossi abbiam tirato in ballo, è proprio su di lui che si focalizza tutta l’attenzione del mercato estivo del post-mondiale.



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