Il servitore di due padroni - La vedova scaltra by Carlo Goldoni

Il servitore di due padroni - La vedova scaltra by Carlo Goldoni

autore:Carlo Goldoni [Goldoni, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


SCENA SECONDA

Florindo nella sua camera, e detto

FLORINDO Truffaldino. (chiamandolo dalla camera)

TRUFFALDINO O sia maledetto! El s’ha sveià. Se el diavol fa che el vegna fora, e el veda st’alter baul, el vorrà saver… Presto, presto, lo serrerò; e dirò che no so de chi el sia. (va riponendo le robe)

FLORINDO Truffaldino. (come sopra)

TRUFFALDINO La servo. (risponde forte) Che metta via la roba. Ma! No me recordo ben sto abito dove che el vada. E ste carte no me recordo dove che le fusse.

FLORINDO Vieni, o vengo a prenderti con un bastone? (come sopra)

TRUFFALDINO Vengo subito. (forte, come sopra) Presto, avanti che el vegna. Co l’anderà fora de casa, giusterò tutto. (mette le robe a caso nei due bauli, e li serra)

FLORINDO (Esce dalla sua stanza in veste da camera) Che cosa diavolo fai? (a Truffaldino)

TRUFFALDINO Caro signor, no m’ala dito che repulissa i panni? Era qua che fava l’obbligo mio.

FLORINDO E quell’altro baule di chi è?

TRUFFALDINO No so gnente; el sarà d’un altro forestier.

FLORINDO Dammi il vestito nero.

TRUFFALDINO La servo. (apre il baule di Florindo, e gli dà il suo vestito nero; Florindo si fa levare la veste da camera, e si pone il vestito; poi, mettendo le mani in tasca, trova il ritratto)

FLORINDO Che è questo? (maravigliandosi del ritratto)

TRUFFALDINO (Oh diavolo! Ho fallà. In vece de metterlo in tel vestido de quel alter, l’ho mess in questo. El color m’ha fatto fallar.) (da sé)

FLORINDO (Oh cieli! Non m’inganno io già. Questo è il mio ritratto; il mio ritratto che donai io medesimo alla mia cara Beatrice.) Dimmi, tu, come è entrato nelle tasche del mio vestito questo ritratto, che non vi era?

TRUFFALDINO (Adesso mo no so come covrirla. Me inzegnerò.) (da sé)

FLORINDO Animo, dico; parla, rispondi. Questo ritratto, come nelle mie tasche?

TRUFFALDINO Caro sior padron, la compatissa la confidenza che me son tolto. Quel ritratt l’è roba mia; per no perderlo, l’aveva nascosto là drento. Per amor del ciel, la me compatissa.

FLORINDO Dove hai avuto questo ritratto?

TRUFFALDINO L’ho eredità dal me padron.

FLORINDO Ereditato?

TRUFFALDINO Sior sì, ho servido un padron, l’è morto, el m’ha lassà delle bagattelle che le ho vendude, e m’è restà sto ritratt.

FLORINDO Oimè! Quanto tempo è che è morto questo tuo padrone?

TRUFFALDINO Sarà una settimana. (Digo quel che me vien alla bocca.) (da sé)

FLORINDO Come chiamavasi questo tuo padrone?

TRUFFALDINO Nol so, signor; el viveva incognito.

FLORINDO Incognito? Quanto tempo lo hai tu servito?

TRUFFALDINO Poco: diese o dodese zorni.

FLORINDO (Oh cieli! Sempre più tremo, che non sia stata Beatrice! Fuggì in abito d’uomo… viveva incognita… Oh me infelice, se fosse vero!) (da sé)

TRUFFALDINO (Col crede tutto, ghe ne racconterò delle belle.) (da sé)

FLORINDO Dimmi, era giovine il tuo padrone? (con affanno)

TRUFFALDINO Sior sì, zovene.

FLORINDO Senza barba?

TRUFFALDINO Senza barba.

FLORINDO (Era ella senz’altro.) (da sé, sospirando)

TRUFFALDINO (Bastonade spereria de no ghe n’aver.) (da sé)

FLORINDO Sai la patria almeno del tuo defonto padrone?

TRUFFALDINO La patria la saveva, e no me l’arrecordo.

FLORINDO Torinese forse?

TRUFFALDINO Sior sì, turinese.

FLORINDO (Ogni accento di costui è una stoccata al mio cuore.) (da sé) Ma dimmi: è egli veramente morto questo giovine torinese?

TRUFFALDINO L’è morto siguro.



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