Il teatro dei delitti by Marcello Simoni

Il teatro dei delitti by Marcello Simoni

autore:Marcello Simoni [Marcello Simoni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2024-10-14T22:00:00+00:00


18

«Mia cara», sobbalzò Vitale, «cosa ci fate qui?».

Ludovica di Corvino superò gli ultimi gradini che la separavano da lui e da Bernardo. «M’inganno», sussurrò, «o parlavate di un complotto?»

«Non è affar vostro», tagliò corto Federici. «Tornate al vostro palchetto».

Lei, però, continuò ad avvicinarsi. «La vostra fronte…», parve dispiacersi. «Siete stato ferito?»

«Non è nulla di grave».

«Fatemi controllare», insistette la contessina, scostandogli una ciocca di capelli.

Insospettito da tante attenzioni, Vitale arretrò con malgarbo. «Cosa ci fate qui?», ripeté.

«Volete la verità?», cinguettò Ludovica. «Cercavo proprio voi».

«E come potevate sapere che mi avreste trovato al piano della soffitta?»

«Ero presente sul palco quando chiedeste al direttore di convocare due persone nel suo ufficio, rammentate? Perciò mi sono recata in questo settore dell’edificio nella speranza che non ve ne foste già andato».

«Confido che siate in grado di ritrovare da sola la strada del ritorno», replicò lui, severo, «perché non è il momento più adatto per soddisfare i vostri capricci».

«Siete ingiusto», protestò la giovane dama. «Non ho ancora accennato a darvi una spiegazione, e già avreste la presunzione di conoscere il motivo che mi ha portata da voi».

«Auspico non sia per offendermi o per colpirmi con un altro schiaffo!», la canzonò Vitale.

«Niente affatto».

«Allora per scusarvi del vostro comportamento».

«Questo mai», si schermì la giovane dama. «Vi siete meritato ogni singola parola uscita dalla mia bocca. E se, oltretutto, mostrate una tale arroganza da supporre che sia giunta fin qui per perdonarvi della vostra condotta…».

«Vi prego di arrivare in fretta al punto», la spronò Federici, per poi indicare il ballatoio a pochi passi sopra di loro. «Ho un interrogatorio da condurre e un caso da risolvere».

«Prima del concludersi del secondo atto», puntualizzò con fierezza Bernardo.

«E sia!», sbuffò Ludovica. «Se non v’interessa sapere cosa penso di voi, tanto vale che vi comunichi ciò per cui sono venuta e tolga subito il disturbo».

«Ve ne sarei infinitamente grato», replicò Vitale.

Per un attimo, la contessina di Corvino parve sul punto d’incenerirlo con lo sguardo. «Sono qui per via degli automi», rivelò infine.

Il precettore si adombrò. «Ebbene?»

«Credo di aver capito da dove provengano».

«Ne siete sicura?».

La dama annuì. «Il volto della fanciulla decapitata», specificò. «Sono certa d’averlo già visto. C’è voluto un attimo perché me ne rammentassi. Poi, però, ho realizzato di non ingannarmi».

«I volti di questo genere di macchine sono un po’ tutti simili», le fece notare Bernardo. «Siete certa di non serbare il ricordo di qualcosa che semplicemente assomigliasse a quanto visto nella camera oscura?»

«No, l’ho osservato bene», dichiarò Ludovica, risoluta. «Si trattava dello stesso automa».

«E quando vi sareste imbattuta in codesto ordigno?», volle sapere Vitale.

«Due giorni fa, qui a Firenze, in via San Giglio».

«A pochi passi dalla Pergola!», fremette il precettore.

«Ero a spasso con mia madre e con una sua cara amica presso la quale siamo ospiti da un paio di settimane», rivelò la contessina. «Un po’ perché stanche di camminare, un po’ per divertirci, non abbiamo resistito alla tentazione di entrare nella bottega di un orologiaio. Un tipo singolare, mezzo fiorentino e mezzo francese, che nella speranza di venderci qualcosa ci ha mostrato delle pendole e altri ordigni musicali.



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