Il valzer dei traditori by Rosa Teruzzi

Il valzer dei traditori by Rosa Teruzzi

autore:Rosa Teruzzi [Teruzzi, Rosa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sonzogno
pubblicato: 2023-04-18T14:10:15+00:00


* * *

Erano da poco passate le sette e, nonostante minacciasse pioggia, ogni bugigattolo dotato di trespoli e vetrina sul Naviglio si preparava alla battaglia alcolica del sabato sera. Il popolo degli aperitivi si incolonnava lungo la circonvallazione, che Libera stava percorrendo per tornare al Giambellino. Lasciato Ponte Lambro, le era bastata una telefonata a Cagnaccio perché l’uomo indicesse una riunione d’urgenza. Era il suo pomeriggio libero, visto che La Città non andava in edicola la domenica, ma un vero capocronista non riposa mai. E, per la proprietà transitiva del giornalismo, nemmeno la sua allieva preferita lo fa.

Così, neanche un’ora più tardi, si ritrovarono tutti e tre nell’angolo della solita veranda, schiacciati come sardine tra una folla di ragazzotti e fanciulle fresche di parrucchiere. Libera fissò malinconica i suoi jeans da lavoro e il maglione sformato che la copriva. Si sentiva – ed era – fuori contesto, per età e per abbigliamento, ma mai quanto Cagnaccio, con la sua stazza oversize, i bermuda al ginocchio e la stampa di Paperinik che occhieggiava sulla felpa. L’uomo si contorse abilmente per infilare la sua sedia a ridosso di un altro tavolo gremito di gioventù, poi si voltò di scatto e sottrasse la ciotola con le patatine alle vicine, due trentenni ancora abbronzatissime – nonostante fosse ormai pieno autunno e avesse piovuto per tutta l’estate.

«Lo faccio per preservare la vostra fisicata» disse, con uno sguardo così allusivo che le due non poterono che arrossire per il complimento.

Si stavano ancora dando di gomito, quando una visione interruppe i risolini: da via Savona, con una falcata degna di una passerella, marciava verso di loro un’emula di Kelly LeBrock. La criniera leonina color mogano dondolava al ritmo dei passi di un paio di gambe toniche e nude, inerpicate su décolleté rosso fuoco.

«Dove hai messo gli stivali di gomma, mamma?» chiese Libera, quando recuperò l’uso della parola.

Iole ridacchiò. Si incuneò tra la folla di ragazzi che la fissavano con gli occhi sbarrati. «Ho cambiato travestimento.»

Dalla pochette appesa alla cintura estrasse una leggerissima pashmina, che si drappeggiò artisticamente sul corpo sottile. Poi sedette accanto a Irene, accavallando le gambe. L’abito rosso si gonfiò come un ibisco gigante sulla seggiola.

«Bene, se la sceneggiata è finita, possiamo cominciare» fece asciutto il Dog. Aveva fretta, era chiaro. Non aveva ordinato né cibo né bevande, mentre Iole, che aveva chiesto uno champagnino, dovette accontentarsi di un prosecco.

Libera raccontò della telefonata dell’Achille e dell’invito che il padre del ragazzo aveva rivolto a lei e Iole. L’appuntamento era fissato per il lunedì successivo, alle undici del mattino.

«Per la nostra inchiesta è come cacio sui maccheroni» esultò il capocronista, sfregandosi le mani. Dalla tasca dei bermuda sfilò il solito foglio cosparso di circoletti e frecce, a cui ne aveva allegato un altro. «Questo è per voi, non perdetelo» disse, allungandolo a Libera. «Quando mi ha chiamato, ho buttato giù alcune domandine da rivolgere a quel Belardinelli. E scrivetevi le risposte, mi raccomando.»

Libera le scorse velocemente. Erano venticinque, divise per argomento: alibi, presunto movente, rapporti pregressi con la vittima e così via.



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