Ilva Football Club by Fulvio Colucci & Lorenzo D'Alò

Ilva Football Club by Fulvio Colucci & Lorenzo D'Alò

autore:Fulvio Colucci & Lorenzo D'Alò [Colucci, Fulvio & D'Alò, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Acciaierie, Ambiente, Antonio Gramsci, Berto Pugliese, Calcio, Cancerogeno, Carcinoma, Ciminiere, Clini, Comitati, Comitato, comunismo, Comunista, Corrado Clini, Disastro Ambientale, Don Peppe Diana, Ecologia, Fabbrica, Ferro, Fondo Antidiossina Taranto, Football, Fratelli Riva, Fumi, Fumo, Funerale, Futbòl, Gazzetta Del Mezzogiorno, Ghisa, Gino Vinci, Giorgio Caproni, Gramsci, Ilva, Inchiesta, Industria, Industria dell'Acciaio, Industria Siderurgica, Industrializzazione, Industrie, Inquinamento, Italsider, lavoro, Malattia, Malattie, Mezzogiorno, Morte, Morti Bianche, No Al Carbone, Operai, Operaio, Pallone, Partita, Pasolini, Patologie, Partito Comunista, Pci, Peacelink, Pierpaolo Pasolini, Polisportiva Jonica, Quartiere Tamburi, Riva, Salento, Salute, Salute Pubblica, Siderurgia, Siderurgica, Siderurgico, Sindacalismo, Sindacalista, Sostanza Cancerogena, Sostanze Cancerogene, Spoon River, Sport, Sud, Tamburi, Taranto, Tbc, Tubercolosi, Tumore, Tumori
ISBN: 9788898773596
editore: Kurumuny
pubblicato: 2016-06-21T22:00:00+00:00


Un gelo improvviso non mi fa più respirare. Anche perché Ciccio sparpaglia sul bancone le foto dei campioni d’acciaio. Mescola di continuo vita e morte, come nella vetrina del rigattiere dove nasce l’idea folle dell’Ilva Football Club. Scorre nella mia testa il titolo dell’articolo scritto quando il Comune chiuse il campo di calcio Tamburi vecchio. “Soltanto l’urlo del gol”. Solo quello voleva continuare ad ascoltare il quartiere, ma l’inquinamento lo ha negato.

– Stammi a sentire. – Ciccio afferra il registratore. Desidera farsi coraggio, liberando la voce – Potessero parlare ancora quei ragazzi e noi ascoltarli mentre ricordano gioie e dolori dell’area di rigore. Invece ascolti me, che non ho più voce. Se l’è mangiata la polvere dell’Italsider, dell’Ilva o di come diavolo vuoi chiamare quella fabbrica. Lì al Tamburi vecchio, il nostro Maracanà.

Racconto come i sopravvissuti. Posso, anzi devo. Un sopravvissuto non può stare zitto, altrimenti cancella tutto. – Scruto i suoi occhi e penso: non siamo animali, non possiamo fare come loro, cancellare le tracce davanti alle tane per paura o per renderci complici di un delitto.

– Io ho cominciato a giocare nel 1968 a sedici anni. Attaccante col mito di Bobby Charlton. Ho perso gran parte degli amici, oltre la voce; lo chiamano disastro ambientale. Correvamo dietro una palla al campo del quartiere. Oggi non ho più l’età per la maglietta e i calzoncini. Lo sport è scomparso dal rione e colleziono ricordi come figurine: è la mia denuncia.

A colori, seppia, bianco e nero. In una foto indosso la maglia della Polisportiva Jonica. Sembro un calciatore vero se non fosse per quelle due ciminiere che montano la guardia alle mie spalle. Parlare è l’ultima partita, lo so. Me la gioco: il passato non può restare silenzioso rimpianto.

Li vedo uscire dallo spogliatoio stretto come un pollaio, con i secchi d’acqua al posto della doccia. Lacarbonara il portiere, giocoso e infaticabile: disputava anche due partite al giorno, tra campionati e tornei. S’ispirava a Pizzaballa, il numero uno dell’Atalanta negli anni Sessanta, la figurina introvabile dell’album Panini. Gli somigliava. Lavorava in un’azienda dell’appalto Italsider, mise su famiglia, aveva tre figli. Il male se l’è portato prima dei cinquant’anni. Non riuscì a parare l’ultimo rigore. Il cancro è stato più veloce del suo scatto. Perché Lacarbonara, tra i pali si trasformava, era un gatto, anzi una scimmia. Sapeva arrampicarsi lì dove il pallone non lo vedi nemmeno, ti stregava uscendo, senza paura.

Al Tamburi vecchio, durante una partita, in uscita frattura tibia e perone di un giocatore, all’epoca sindacalista. Una cosa del tutto involontaria, ma te l’ho detto: Lacarbonara era tanto mite fuori dal campo quanto spietato nel difendere la porta. Oggi ripenso all’episodio e ci vedo una specie di segno: perché il sindacato non ha difeso gli operai, la salute e la sicurezza in fabbrica. Lacarbonara, invece, proteggeva istintivamente la sua porta, il suo quartiere, tutti quelli che non ce l’avevano fatta, che non ce l’avrebbero fatta perché fucilati dalle ciminiere. Lui l’Italsider l’aveva vista nascere. Lo so esagero, le due cose non c’entrano.



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