Indagine su un colpo di Stato by Ariel Dorfman

Indagine su un colpo di Stato by Ariel Dorfman

autore:Ariel Dorfman [Dorfman, Ariel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2023-08-29T22:00:00+00:00


11

Era una labrador meticcia marroncina, con qualche macchia bianca nel pelo sotto la gola che le dava un’aria vagamente regale. Osservò l’ambiente con occhi tristi e vigili, e poi, agitando la coda, si diresse con passo felpato verso il vassoio colmo di biscotti, e mugolò speranzosa. Hortha le strofinò il naso sul capo, massaggiandola sotto l’orecchio con le dita mentre lei strizzava gli occhi per il piacere e gli leccava la mano. Poi prese un biscotto con l’altra mano e glielo mise in bocca. Dopo averlo trangugiato, il cane lo guardò seguendo ogni suo movimento per cogliere i segni dell’arrivo di un altro biscotto. Un rito antichissimo che non proseguì perché fu interrotto da due bambine, una sugli otto anni e l’altra sui nove: che cosa diavolo ci facevano ancora in piedi così tardi, in una notte d’inverno, in un hotel di lusso, con i loro pigiamini coordinati di Topolino e le coloratissime pantofole pelose? I due piccoli folletti entrarono di corsa nella camera di Hortha chiamando Alondra, e subito scusandosi confusamente per l’intrusione, scappava sempre, quella sciocca. Hortha indicò i biscotti, disse loro di prenderne quanti ne volevano. Le bambine accettarono con entusiasmo e con le manine sporche ne presero una quantità sufficiente per loro due, per Alondra e per i loro famigliari, chiunque e dovunque fossero, e poi se la svignarono, orgogliose di aver concluso la loro missione notturna. Ascoltammo il suono dei passi che si allontanavano fino a svanire nel silenzio, per poi tornare a farsi sentire. I passi si avvicinarono e una delle bambine, la più piccola, rientrò nella camera portando un piccolo dono.

Era una ghianda. La appoggiò con delicatezza accanto al vassoio semivuoto, ci salutò con la mano e si allontanò un’altra volta nella notte. Noi fissammo la ghianda, ipnotizzati, timorosi di rompere l’incanto del momento.

«Un’apparizione divina» disse Hortha alla fine. «Bambini e animali. Che cosa si può chiedere di più?»

«E la ghianda» dissi io.

«Una ghianda. Come quella che io e lei piantammo quando avevamo la loro età. È troppo. Quasi troppo perfetto, troppo azzeccato che siano sbucate dalla notte proprio mentre io… per ricordarci, per dimostrare…»

«No» dissi, «non cerchi di spiegare la magia, Joseph. La magia non va mai spiegata.»

«Invece occorre spiegarla. Perché sono apparse proprio quando stavo per illustrare l’episodio successivo del Museo che stiamo costruendo per loro, in modo che abbiano un futuro, un episodio di cui sono protagonisti i bambini, dove a parlare è il futuro.»

Non c’era modo di fermarlo. «Continui» gli dissi.

«Quando si riaccenderanno le luci, i visitatori, appena usciti dall’inferno, penseranno, oh no! un’altra sofferenza, perché si troveranno in un enorme tribunale nel quale ha luogo un Giudizio finale. L’idea mi è venuta dallo strano resoconto, scovato da Pilar, di un processo tenutosi a Boulogne sur Mer nel 1725, in cui l’imputato era il cadavere di un uomo che si era tolto la vita. Nel Museo, nel nostro processo, sotto accusa non è il cadavere di un uomo, ma il cadavere di tutta l’umanità, e la seduta si tiene in un futuro nel quale abbiamo cessato di esistere.



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