Infamia e biografia by David Watkins

Infamia e biografia by David Watkins

autore:David Watkins [Watkins, David]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


Sommando le indicazioni che Montaigne offre al fanciullo con i moniti che egli ricorda alla sua guida, prende forma una sorta di personaggio, che è come «il lettore ideale della biografia secondo Montaigne». Tale lettore si contraddistingue per due caratteristiche. Egli è anzitutto colui che riesce a fare della lettura un’esperienza che si inscrive in un’area comune alla filosofia e alla medicina. Per usare la bella formula di Montaigne, il testo biografico mette sotto gli occhi del lettore un’anatomia della filosofia. Il lettore ideale guarderà alle vite come a un campionario «della nostra natura»; non seguirà la grammatica delle vicende individuali, ma ne studierà la superficie per diagnosticarvi i sintomi di una salute o di una malattia che possono toccare chiunque; infine, e proprio in virtú di questo carattere girovago e contagioso degli anticorpi e dei germi, egli rivolgerà lo sguardo su di sé, valuterà lo stato della propria salute, prenderà i debiti provvedimenti. Il che rinvia alla seconda qualità eminente del lettore ideale: la quale consiste, in definitiva, in una capacità di riconsiderare il testo alla luce di quanto si è visto altrove (nella propria vita, ad esempio, o «in quella scuola che è la società degli uomini» [ivi, p. 142]). Soltanto cosí, suggerisce Montaigne, possiamo instaurare con il carattere biografico un rapporto dinamico e vitale, e in forza di tale rapporto vagare mentalmente nel testo, misurare il peso di un’allusione, inoltrarci nelle parole che il biografo non ha potuto dire.

Vedremo in seguito come il piano di studi che Montaigne offre al precettore e al suo discepolo altro non sia che una controfigura del programma che egli stesso persegue nei Saggi. Intanto, limitiamoci a indicare un altro punto in cui la filosofia di Montaigne si interseca con la biografia plutarchea, e il sostrato filosofico che le accomuna. Detto brevemente: se, come si è visto nel primo capitolo, Plutarco è il biografo antico che piú di ogni altro ha proposto un utilizzo filosofico della scrittura delle vite, Montaigne è il filosofo che con piú insistenza ha richiamato l’attenzione della modernità a un utilizzo biografico della filosofia. Da questo punto di vista, i Saggi rappresentano un caso limite, in cui il minimo della creazione propriamente concettuale va di pari passo con una scrittura costantemente tesa a tradurre i concetti nel loro versante pratico-percettivo. Piú che un pensiero, un’immagine del pensiero. Come osserva giustamente Pierre Hadot, Montaigne costituisce il tentativo moderno piú esplicito di riattivare l’antica concezione della filosofia come stile di vita [HADOT 1, p. 264]. In altre parole, è nell’ambito della cura di sé che Plutarco e Montaigne stringono la loro alleanza e, pur partendo da differenti discipline, entrambi si muovono all’interno di un certo tipo di socratismo: quel socratismo che ritroviamo, ad esempio, nel Lachete2. Quando Montaigne afferma di non leggere mai «un autore, soprattutto quelli che trattano della virtú e dei doveri, senza cercare attentamente che uomo sia stato» [MONTAIGNE, p. 665]; o quando si dice dispiaciuto per il fatto che non esistano «una dozzina di Laerzi» [ivi, p.



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