Isaac Newton by James Gleick

Isaac Newton by James Gleick

autore:James Gleick [Gleick, James]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788875787813
editore: Codice edizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


1 “Un forno dalla bocca a comignolo”; Yehuda MS 34, cit. in R.S.Westfall, Newton, Einaudi, Torino, 1989, p. 253 n.

2 W. Stukeley, Memoirs of Sir Isaac Newton’s Life, 1752, Hastings A.White (a c.di), Taylor & Francis, Londra, 1936, pp. 60-61. Ricordo di Humphrey Newton, Keynes MS 135; John Wickins, Keynes MS 137.

3 Un’analisi condotta nel 1979 su quattro ciocche di capelli sopravvissute di Newton ha rilevato livelli tossici di mercurio; L.W. Johnson e M.L.Wolbarsht, Mercury Poisoning:A Probable Cause of Isaac Newton’s Physical and Mental Ills, in “Notes and Records of the Royal Society”, 1979, n. 34, p. 1; P. E. Spargo e C.A. Pounds, Newton’s ‘Derangement of the Intellect’: New Light on an Old Problem, in “Notes and Records of the Royal Society”, 1979, n.34, 11-32.Ma la gravità rimane in dubbio, così come i segni che l’avvelenamento da mercurio abbia contribuito ai problemi mentali di Newton. Si veda anche R.W. Ditchburn, Newton’s Illness of 1692-93, in “Notes and Records of the Royal Society”, 1980, n. 35, pp. 1-16.

4 J. Gaule, Pys-mantia the Mag-Astromancer, or the Magicall-Astrologicall-Diviner, Posed, and Puzzled, J. Kirton, Londra, 1652, p. 360.

5 Keynes MS 33. Forse Mr. F. era Ezekial Foxcroft (B.J.T. Dobbs, The Foundations of Newton’s Alchemy, or “The Hunting of the Greene Lyon”, Cambridge University Press, Cambridge, 1975, p. 112); in ogni modo il mistero, e il popolarsi delle sue carte di sconosciuti gentiluomini, è una continua fonte di frustrazione per i suoi biografi.“Ma naturalmente, si tratta solo di congetture”, sottolinea in maniera caratteristica Westfall.“Non è una congettura, invece, il fatto che Newton possedeva dei manoscritti alchemici e che dovette riceverli da qualcuno, se – come io credo – essi non si materializzarono dall’aria”; R.S.Westfall, Newton, Einaudi, Torino, 1989, p.304.

6 Negli anni ottanta del Seicento ebbe un amanuense, Humphrey Newton (nessuna relazione di parentela) che ricordò:“Specialmente in Primavera e alla caduta delle foglie, tempo in cui solitamente passava circa sei settimane nel suo laboratorio, il fuoco si spegneva a stento, giorno o notte che fosse, lui stava su una notte, io l’altra, fino a che aveva finito i suoi esperimenti chimici… quale potesse essere il suo scopo, non ero in grado di penetrarlo, ma i suoi dolori… mi fecero pensare che avesse come obiettivo qualcosa oltre la portata dell’arte e dell’abilità umana”; I.B. Cohen e R.S.Westfall (a c. di), Newton:Texts, Backgrounds, Commentaries, Norton, New York, 1995, p. 300.

7 The Works of Geber Englished by Richard Russell, ristampa, Dent, Londra, 1928, p. 98.

8 Il cinabro era solfuro rosso di mercurio, noto ai pittori anche come vermiglio. Gli alchimisti sapevano che si trattava di una “sublimazione” dell’argento vivo (mercurio) e dello zolfo. Allo stesso tempo, l’identificazione dell’argento vivo con il mercurio non era perfetta; gli alchimisti parlavano anche di un “mercurio filosofico”, una sostanza più generale che poteva essere estratta anche da altri metalli.

9 L.White, Tecnica e società nel medioevo, il Saggiatore, Milano, 1967, p. 131.

10 Il simbolo era una coppia di serpenti – uno maschio e uno femmina – intrecciati intorno a un bastone.

11 Add MS 3973, citato in R.



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