Ishikawa Masaji - 2000 -Senza via di scampo. La storia vera dell'incredibile fuga dalla Corea del Nord by Ishikawa Masaji

Ishikawa Masaji - 2000 -Senza via di scampo. La storia vera dell'incredibile fuga dalla Corea del Nord by Ishikawa Masaji

autore:Ishikawa Masaji [Ishikawa Masaji]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788822728814
Google: 1bx-DwAAQBAJ
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2019-03-13T23:00:00+00:00


Di solito ci svegliavamo alle cinque. Per colazione mangiavamo del cavolo cinese che coltivavamo nel nostro giardino. Era bollito nell’acqua e reso più sostanzioso con l’amido di mais. Sembra abbastanza terribile, vero? Lo era, ma se riuscivamo a inghiottire un po’ di bocconi di quella roba, potevamo riempirci lo stomaco.

Mio padre usciva di casa per primo. Poi uscivo io con mio figlio, cercando qualcuno che potesse allattarlo. Giravo di casa in casa, a chiedere aiuto. Non avevo soldi, quindi tutto quello che potevo fare era sperare in un’anima dal cuore d’oro. A volte le persone mi sgridavano. Morivo dalla vergogna, ma cos’altro potevo fare? Farlo morire di fame? Quindi non mi arrendevo mai. Poi, lo portavo all’asilo nido della fattoria e andavo a lavorare.

Dopo l’incendio, non abbiamo mai più avuto un solo futon per noi. Dormivamo per terra. Era difficile addormentarsi nella casa gelida, specialmente per mio figlio appena nato. Io e mio padre ci toglievamo le magliette e ci avvicinavamo a lui per riscaldarlo, con il calore del nostro corpo. Lo mettevamo nel posto più caldo vicino alla stufa.

Quando la stufa si spegneva, lo abbracciavamo di nuovo e lo portavamo vicino al fuoco della cucina per stenderci lì.

Spesso, durante la notte piangeva per la fame. Gli preparavo un brodo di amido di mais con polvere di riso, e gliene davo qualche cucchiaio sperando di arrestare la sua fame perenne. Ma a volte non funzionava. Allora me lo mettevo sulla schiena e camminavo, poi se le mie ginocchia cedevano, lo sbalzo lo svegliava e piangeva ancora di più. Alla fine, mi appoggiavo al muro e dormivo così. C’era il rischio che avrebbe potuto tranquillamente morire di fame, di stanchezza, di freddo. Vivevo in uno stato costante di paura, terrore e impotenza, dato che potevo fare veramente poco per lui.

La vita era difficile, anche più difficile di prima, ma mio figlio mi distoglieva dal pensiero della morte di mia madre. Non avevo nessuna ragione di vita, a parte lui. Se ci pensavo troppo, be’, andavo verso l’abisso. Quindi lottavo disperatamente per sopravvivere giorno dopo giorno.



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