Isotta Paolo - 2018 - La dotta lira by Isotta Paolo

Isotta Paolo - 2018 - La dotta lira by Isotta Paolo

autore:Isotta Paolo [Isotta Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788831744133
editore: Marsilio
pubblicato: 2018-10-08T22:00:00+00:00


CAPITOLO SESTO

Le Metamorfosi nella metamorfosi della Sinfonia

I

Un sinfonista ovidiano del Settecento

Al nostro effetto il più gran rilievo acquista il caso di uno dei migliori sinfonisti del Classico contemporanei di Haydn. Il viennese Carl Dittersdorf, che nel 1773 aggiunse al cognome il von, nacque nel 1739 e morì nel 1799 senza aver potuto, a quel che pare, raccogliere gratificazioni pari ai suoi meriti. Nella musica s’era formato a Vienna con Giuseppe Bonno. Questi a sua volta era stato educato a Napoli, al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, ove Carlo VI l’aveva inviato ben sapendo che avrebbe ricevuto il prestigioso insegnamento di Francesco Durante e Leonardo Leo: Leo, insieme con Antonio Caldara, veneziano, Domenico Scarlatti e col padre Giovan Battista Martini, bolognese, è il più importante contrappuntista italiano del Settecento dopo Alessandro Scarlatti. La vita di Dittersdorf fu quella del musicista Ancien Régime, al servizio di vescovi regnanti: dapprima a Grosswardein in Ungheria (fino al 1769), poi a Breslavia, per trent’anni. Pur essendo stato seguace di Gluck e avendo fatto con lui un viaggio in Italia nel 1763, non praticò l’Opera Seria, ma quella comica tedesca: tuttavia il suo dominio della forma e dell’espressione, nel connubio della musica col testo poetico, può vedersi negli Oratorî in italiano. A fianco di questa così fondata paideia musicale, il nostro Maestro può vantarne una umanistica che pochi compositori coe¬vi posseggono. Egli aveva studiato presso i Gesuiti ricevendone il possesso delle lettere classiche. È stato osservato che Haydn e Mozart padroneggiavano il latino di chiesa, che dovevano mettere in musica; ma certo non possiamo immaginarli intenti a leggere la poesia latina e greca, pur se all’antichità classica, storica o poetica, alcuni dei soggetti drammatici da loro messi in musica s’ispirino.

La formazione letteraria dei compositori vorrebbe una trattazione a parte. Quelli dell’Autunno del Medio Evo erano solitamente alti funzionarî ecclesiastici e, o, di Corte, e doctores in utroque. Heinrich Schütz aveva fatto studî universitarî di giurisprudenza, che implicavano il possesso del latino e del greco, e soleva firmarsi, latinamente, Sagittarius. I medesimi studî aveva, se non compiuto, principiato Händel, e questo gli consentì di entrare in Inghilterra in un circolo di cultori delle umane lettere e del mito classico, con gli esiti compositivi che conosciamo. La cultura classica di Bach è così profonda da non richieder commenti, versato egli com’era nelle sottigliezze della scienza pitagorica; ma notevole è anche la cultura di Alessandro Scarlatti, come ben si palesa dalla lettura dell’epistolario. Il nostro Viennese si inscrive dunque nella più nobile delle linee.

Dittersdorf s’illustrò particolarmente nella musica “imitativa”, quella che nella sua autobiografia [1], dettata da un paralizzato sul letto che sarà di morte e apparsa postuma, definisce «caratteristica» (charakterisierte) e oggi vien detta “a programma”; e lo fece in maniera non banale sempre, altissima quanto a Ovidio, al quale dedica uno degli omaggi musicali più importanti della storia. Anche perché, come vedremo, sul rapporto fra poesia e sua trasposizione musicale egli con grande acume teorizza. Molta della sua musica strumentale si fregia di titoli e ambisce a rappresentare concetti e stati dell’animo.



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