(J.A. Mysteries 06) Jane e il prigioniero di Wool House by Stephanie Barron

(J.A. Mysteries 06) Jane e il prigioniero di Wool House by Stephanie Barron

autore:Stephanie Barron [Barron, Stephanie]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Giallo storico
ISBN: 9788850227044
editore: Tea
pubblicato: 2011-04-27T16:00:00+00:00


Capitolo 14

Di male in peggio

Venerdì, 27 febbraio 1807

Mi destai poco dopo le sette ai primi colpi picchiati alla porta principale e rimasi in ascolto nella quiete dell’alba per comprenderne la causa, udendo nel corridoio al piano terreno il rumore dei passi di Mrs. Davies, rallentati e appesantiti dal sonno, poi un mormorio di conversazione, un tonfo di solida quercia, un istante di silenzio, e di nuovo i passi pesanti di una donna non più giovane che salivano i gradini e proseguivano verso la camera di mio fratello.

Mi domandai se fosse giunto un espresso, forse da Portsmouth.

Di sicuro Mrs. Davies non era contenta di essere stata costretta a rinunciare alla sua ultima ora di sonno per consegnare la posta al capitano Austen.

Scostate le coperte, posai i piedi caldi sul tappeto freddo, dato che sarebbe stato pressoché inutile tentare di riaddormentarmi. Mi ero agitata nel sonno per tutta la notte, tormentata in sogno dalle immagini di un ambiente scarsamente illuminato e degli occhi socchiusi e scintillanti di un francese che sussurrava nel tentativo di comunicarmi qualcosa, di trasmettermi un messaggio, mentre io ero come sorda, oppure la sua lingua mi era diventata improvvisamente incomprensibile, perché non riuscivo a intendere il senso delle sue parole.

Devo sempre tradurre per voi? aveva domandato stancamente Etienne LaForge. Chessyre è morto e io non gli sopravviverò a lungo.

Indossai la vestaglia, mentre dalla finestra entrava la luce pallidissima che filtrava attraverso le nubi ammassate e un banco di nebbia si addensava intorno alla casa. Era l’ora più adatta per rimanere rintanati al caldo sotto le coltri, eppure mi sentivo profondamente turbata, ossessionata dalle parole del francese. Ero forse pazza ad accordare tanta importanza agli spettri della fantasia? Forse ai tempi della mia giovinezza avrei cancellato con una scrollata di spalle quel notturno avvertimento. Tuttavia, il prezzo dell’esperienza era la cautela. Avevo imparato che ciò che rimaneva oscuro al pensiero durante la veglia, s’illuminava nel sogno, durante il sonno, e non ero di certo la prima ad accordare fiducia a tali rivelazioni. La lingua inglese abbondava di aforismi che esortavano le anime conturbate ad addormentarsi nell’angoscia per ritrovare serenità all’alba. Non siamo forse «della sostanza di cui sono fatti i sogni; e la nostra breve vita è racchiusa da un sonno»1?

Chessyre è morto e io non gli sopravviverò a lungo...

Scostai le tende e scrutai la strada sottostante. Avevo sempre avuto la vista debole e nella luce grigia ogni contorno mi appariva confuso, però nemmeno io avrei potuto mancare di distinguere il cavallo e il cavaliere che indugiavano: il corriere aveva ricevuto istruzione di attendere. La sua cavalcatura sbuffava e scuoteva la testa, mentre il suo alito caldo si condensava bianco nell’aria fredda. In quel momento la porta della camera di mio fratello fu spalancata rumorosamente e subito dopo si udì in corridoio un rapido rumore di passi, tale da suggerire che la risposta doveva essere urgente. Allora decisi di vestirmi e di scoprire il contenuto del messaggio appena consegnato prima che Frank uscisse di casa.

Lasciai ricadere la tenda e spezzai il sottile strato di ghiaccio nella brocca.



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