Joe Biden by Stefano Graziosi

Joe Biden by Stefano Graziosi

autore:Stefano Graziosi [Graziosi, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Edizioni Ares
pubblicato: 2024-01-14T23:00:00+00:00


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Lo strano caso di Hunter Biden

Questa storia comincia il 14 ottobre 2020. Mancavano pochi giorni alle elezioni presidenziali del 3 novembre di quell’anno, che vedevano contrapposti Trump e Biden. Il clima era particolarmente avvelenato, surriscaldato. Quel giorno, il New York Post fece uscire uno scoop che, almeno teoricamente, avrebbe potuto avere un impatto sull’esito del voto. Venne, in particolare, pubblicata un’e-mail scottante, rinvenuta nel laptop di Hunter Biden. Di che cosa si trattava? Il 17 aprile 2015, un alto dirigente dell’azienda energetica ucraina Burisma Holdings, Vadym Pozharskyi, aveva scritto a Hunter, ringraziandolo per avergli presentato il padre, che all’epoca era vicepresidente in carica degli Stati Uniti. «Caro Hunter, grazie per avermi invitato a Washington e avermi dato l’opportunità di incontrare tuo padre e di aver trascorso un po’ di tempo insieme. È davvero un onore e un piacere», si leggeva nell’e-mail.

Peccato che, nei mesi precedenti, Joe Biden avesse sempre negato di aver avuto a che fare con gli opachi affari internazionali del figlio. Era l’agosto 2019, quando Biden, già candidato presidenziale dem, aveva dichiarato: «Non ho mai discusso, né con mio figlio, né con mio fratello, né con nessun altro, di nulla che abbia a che fare con le loro attività». «E quello che farò è la stessa cosa che abbiamo fatto nella nostra amministrazione. Ci sarà un muro assoluto tra gli interessi privati e il governo», aggiunse. Nel settembre 2019, Biden rincarò la dose, sostenendo: «Non ho mai parlato con mio figlio dei suoi affari all’estero». Ricordiamo che Hunter era entrato nel cda di Burisma nel maggio 2014: più o meno nelle stesse settimane in cui il padre riceveva de facto le deleghe dall’allora presidente americano, Barack Obama, per sovrintendere alle relazioni tra Washington e Kiev. Tanto che, quando assunse l’incarico ai vertici dell’azienda ucraina, qualcuno paventò il rischio di un conflitto di interessi100. Un incarico, quello ai vertici di Burisma, che – profumatamente pagato – Hunter ha mantenuto fino ad aprile 2019: lo stesso mese in cui il padre annunciò la sua candidatura presidenziale.

I sospetti di conflitto di interessi riaffiorarono quando Joe Biden, nel gennaio 2018, raccontò pubblicamente che, a dicembre 2015, aveva esercitato pressioni sull’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, minacciandolo di bloccare gli aiuti economici a Kiev, qualora non fosse stato silurato l’allora procuratore generale ucraino, Viktor Shokin: quello stesso Shokin che venne, guarda caso, licenziato nel marzo 2016. La ragione ufficiale di quelle pressioni risiedeva nel fatto che Shokin non avrebbe fatto abbastanza per contrastare la corruzione in Ucraina. Tuttavia non si può ignorare che proprio Shokin aveva in precedenza indagato su Burisma101. Una circostanza non certo irrilevante. Alla luce di tutto questo, va da sé come lo scoop del New York Post avrebbe potuto rivelarsi esplosivo nella campagna elettorale del 2020. Eppure, accadde qualcosa. Il 19 ottobre di quell’anno, una cinquantina di ex alti funzionari dell’intelligence americana scrisse una lettera, sostenendo che «l’arrivo sulla scena politica statunitense di e-mail presumibilmente appartenenti al figlio del vicepresidente Biden, Hunter, molte delle quali legate al periodo in cui



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