Jony Ive. Il genio che ha dato forma ai sogni Apple by Kahney Leander

Jony Ive. Il genio che ha dato forma ai sogni Apple by Kahney Leander

autore:Kahney, Leander [Kahney, Leander]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788820091057
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2014-06-02T22:00:00+00:00


Un nuovo concetto di portatile

A questo punto, il team di Jony concentrò la propria attenzione sulla terza casella della tabella di Steve: un portatile per il mercato consumer.

«Le direttive erano chiare: applicare lo stile dell’iMac a un laptop», ricorda uno dei designer.

Nella fase iniziale, le idee per l’iBook erano molto varie. Si scelse di procedere con sessioni di brainstorming, più che ricorrendo a focus group o indagini di mercato. «Non usiamo i focus group. Facciamo quello che ogni buon designer dovrebbe fare», spiegò più avanti Jony. «È scorretto chiedere che cosa vogliono a persone che non hanno la minima idea di quali opportunità possa offrire loro il design di domani, partendo da quello che hanno a disposizione oggi.»12

All’epoca, i laptop erano in genere neri, squadrati ed essenziali. «Avevamo piena libertà di movimento», racconta Satzger, anche se tutti sapevano che le linee del nuovo computer avrebbero dovuto richiamare la «carrozzeria» sinuosa, colorata e semitrasparente dell’iMac. Quello che venne fuori non aveva niente a che fare con i prodotti della concorrenza, non solo per la scelta di utilizzare delle linee curve ma anche perché il nuovo laptop era colorato e divertente come gli altri non erano mai stati. Jony ideò il sinuoso design a forma di conchiglia che ricordava una creatura marina, per poi affidarne la messa a punto a Chris Stringer, che nominò responsabile del progetto.

I designer incorporarono nel prodotto una brillante innovazione: l’iBook si «risvegliava» quando si sollevava lo schermo. Per inserire questa funzione, il gruppo ID dovette ideare un meccanismo di chiusura privo di ganci che consentisse al monitor di rimanere perfettamente chiuso quando l’iBook non era in uso. L’ultima cosa che volevano era che il computer si riattivasse da solo mentre era nella borsa o nello zaino e consumasse tutta la batteria.

Il guscio esterno aveva anche una maniglia che rendeva il dispositivo simile a una coloratissima busta di plastica. Una maniglia su un portatile aveva perfettamente senso, proprio come ne aveva sul Macintosh SketchPad al cui design Jony aveva contribuito per il progetto Juggernaut di Bob Brunner. Anche in questo caso, tuttavia, il suo scopo era duplice: aumentare la portabilità del laptop e favorire la creazione di un legame tra l’utente e il suo computer, conferendo a quest’ultimo un aspetto più rassicurante.

«L’iBook è stato disegnato così perché le persone fossero portate a toccarlo», disse Jony. «Le linee curve e la plastica gli danno un senso di intima matericità.»13

La sua fabbricazione presentò molte sfide. Per cominciare, il case dell’iBook era composto da una parte più rigida in policarbonato e da un’altra in poliuretano termoplastico, un polimero dalla consistenza più gommosa che proteggeva gli angoli del dispositivo, aumentandone la resistenza agli urti. Il guscio di policarbonato era saldato anche alla componentistica interna. «Era tutta una questione di forme e di strati, strati di plastica e fogli di metallo», spiega Satzger. «Eppure, era un prodotto molto solido. La sua realizzazione comportò non pochi problemi. Passammo un sacco di tempo a Taiwan, lavorando alla stratificazione dei materiali. Ci fu una valanga di intoppi.



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