La bambina con la valigia by Gigliola Alvisi & Egea Haffner

La bambina con la valigia by Gigliola Alvisi & Egea Haffner

autore:Gigliola Alvisi & Egea Haffner [Alvisi, Gigliola & Haffner, Egea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2022-01-11T12:00:00+00:00


Pagella scolastica di prima elementare, Istituto delle Marcelline.

16

La mattina andavo a scuola da sola, perché l’Istituto delle Marcelline era proprio nel quartiere di Gries, poco distante dal negozio. Una volta al mese, però, nonna e zia Ilse indossavano i loro vestiti più eleganti e mi accompagnavano, camminando impettite al mio fianco: era il giorno del pagamento della retta. Non so esattamente a quanto ammontasse, ma il borsellino che conteneva quel fascio di banconote, piegate e ripiegate più volte, era molto gonfio. La retta rappresentava per i miei familiari un importante sacrificio economico, eppure mi sembrava che la suora addetta ai pagamenti ricevesse il nostro denaro con modi bruschi, mentre ai genitori delle altre alunne riservasse mille moine.

Quel primo anno di scuola imparai molte cose: a vergare con il pennino intinto nell’inchiostro le lettere dell’alfabeto, a contare fino a dieci, a fare un cortese inchino di saluto quando incontravo qualcuno. E che i soldi non erano tutti uguali: avevano un valore diverso a seconda della tasca da cui provenivano, anche se non avevo le idee chiare su quali elementi influenzassero quel valore.

Alle Marcelline fui costretta ad affrontare uno stillicidio di piccole umiliazioni, che spesso non raccontavo neppure a zia Ilse per evitare che si arrabbiasse.

Una mattina di primavera, per esempio, uscii di casa qualche minuto prima del solito per raccogliere dei fiori da portare alla maestra. Era consuetudine dell’Istituto, infatti, che le alunne portassero un mazzo di fiori per rallegrare la classe e io non l’avevo ancora fatto. Mi fermai nel parco e tagliai delle roselline con le forbici che avevo portato in cartella apposta per quello scopo. Erano magnifiche, di un giallo delicato ed elegante. Lungo la strada le piccole spine mi pungevano le dita, ma sopportavo volentieri quel fastidio per la gioia di partecipare finalmente anch’io a quel rito.

Entrai in classe e porsi il mio mazzolino alla suora con un piccolo inchino: ero molto emozionata e già pregustavo i suoi ringraziamenti. Invece lei mi strappò i fiori dalle mani e li gettò platealmente dentro il cestino, anche se il vaso sulla cattedra era ancora vuoto. Raggiunsi il mio posto a testa bassa, senza avere il coraggio di spiare le reazioni delle mie compagne. Mi sentivo ronzare le orecchie come se stessi nuotando in un mare agitato: perché la maestra si era arrabbiata in quel modo se le mie roselline erano tanto belle?

Qualche minuto dopo entrò nell’aula un’altra bambina: porse alla suora un magnifico bouquet e lei, dopo aver ringraziato con ostentazione, lo mise delicatamente nel vaso per farlo ammirare a tutta la classe.

Quindi mi richiamò all’ordine: – Haffner, hai visto quale meraviglia ha comprato dal fiorista la tua compagna? I tuoi, invece, erano miseri fiori colti in giardino. Che non ti passi mai più per la testa l’idea di offrire alla scuola quegli orrori tagliati troppo corti… Spero che tu abbia imparato la lezione!

Arrossii e chinai ancor più la testa per la vergogna. Pensai che, se avessi continuato così, prima o poi mi si sarebbe spezzato il collo.

Un giorno la maestra mi chiese se abitavo con la mamma.



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