La buona condotta by Elvira Mujčić

La buona condotta by Elvira Mujčić

autore:Elvira Mujčić [Mujčić, Elvira]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858856055
Google: z-CoEAAAQBAJ
editore: Crocetti
pubblicato: 2023-02-13T23:00:00+00:00


3

Il tredicesimo mese

Oltre il vetro smerigliato della porta si ravvisa un corridoio e dal fondo di quel budello avanza una sagoma femminile. Si muove con lentezza, Miroslav ha l’impressione che il suo incedere duri un tempo infinito. Man mano che si avvicina l’ombra della silhouette sul vetro si ingrandisce sempre di più, al contrario lui stringe la coperta tra le dita e si rimpicciolisce nel letto frattanto che aspetta che lei raggiunga la porta, metta la mano sulla maniglia e… Di solito è questo l’istante in cui la paura lo sveglia, invece stanotte va diversamente, la porta che si apre lentamente produce un cigolio metallico, il panico lo paralizza, il cuore balza in gola, la donna con un colpo di mano deciso spalanca la porta. Puoi uscire, dice con una voce sottile mentre scompare inghiottita dal buio. Uscire lui, possibile? E dire che aveva sempre pensato che sarebbe entrata lei. Si mette a sedere sul letto, i piedi poggiati a terra, li scruta, sono nudi, non trova né calze né scarpe, pensa che non può uscire così, perché fa freddo, ma una forza lo attrae verso la porta. Allora si solleva, titubante, cammina come un vecchio malfermo, varca la soglia e sente spalancarsi il vuoto sotto di sé, il cuore sussulta mentre gli sembra di scivolare, le braccia si agitano, non trovano nulla a cui aggrapparsi, però si rende immediatamente conto che invece di precipitare, aleggia.

Si drizza a sedere nel letto. Nada dorme dalla sua parte, gli dà la schiena. Ha l’impressione che la donna del sogno sia sua madre, non l’ha vista in volto, è una sorta di insight del momento, sua madre, sì, ne è quasi certo. Si alza, si muove piano per non svegliare Nada, esce silenzioso e va di là, nel suo studio; di punto in bianco avverte il bisogno di rileggere la lettera arrivata da Belgrado. La cerca nel primo cassetto in alto a destra, ma non c’è, si ricorda perfettamente di averla nascosta proprio lì, ma aspetta, forse si sbaglia, è in quello a sinistra. Rovista, perlustra, rovescia il contenuto dei cassetti ma della lettera nessuna traccia. Però l’ha ricevuta, lo sa, non è pazzo, non si è inventato nulla. E chi può averla presa? Nada? No, Nada non mette mai il naso nelle sue carte. Che sia stato lui, quell’uomo che non riusciva più nemmeno a nominare, quando l’hanno ospitato a dormire. Ma perché avrebbe dovuto e poi cosa ne poteva sapere della lettera? E va bene, anche se l’avesse saputo non poteva trovarla così, al primo colpo, e di certo non si sarà messo a vagare per la casa tutta la notte. A meno che. A meno che non li abbia drogati durante la cena.

Calma, calma, non ha senso, non esageriamo. Possibile che soffra di allucinazioni? si domanda perplesso. Eppure gli sembra di ricordare con chiarezza il giorno in cui il postino ha consegnato la raccomandata, ha firmato sorpreso di vedere il timbro di Belgrado, nessuno gli scriveva da là. I suoi



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