La cacciatrice di narcisi by Alba Parietti

La cacciatrice di narcisi by Alba Parietti

autore:Alba Parietti [Parietti, Alba]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2020-11-12T19:03:15+00:00


La lingua del santo

All’improvviso mi trovai senza lavoro sulla rete televisiva in cui militavo da anni. Così, senza motivo, e da un giorno all’altro. Ero priva di protezioni e di santi in paradiso, perciò fu facile depennarmi dalla lista. Chiedevo spiegazioni all’ufficio contratti e mi si rispondeva che ormai rappresentavo una grana. Non mi si poteva nemmeno nominare. Con l’arrivo di un nuovo direttore, ero diventata la patata bollente, scaricata di palmo in palmo. Mi arrovellavo sulle ragioni di una simile esclusione. Non sapevo se fossero personali o politiche, se dipendessero da frasi dette, posizioni prese, o magari, per mia sbadataggine, da un semplice saluto negato in ascensore a qualcuno che contava. Avevo la stima rinnovata di tutti i miei soliti referenti, conduttori, autori, responsabili di casting, eppure nessuna trasmissione di quella rete poteva più richiedermi. Lo avesse fatto, il contratto non sarebbe passato. Altrove continuavo a ottenere risultati enormi in termini di ascolti, lì invece non era permesso nemmeno farmi un’inquadratura da lontano. Non ero gradita ai piani alti, per motivi mai chiariti. Fu una forma pesantissima di mobbing. Non chiedevo di lavorare, chiedevo di non togliermi il lavoro, che era cosa ben diversa.

Nessuno mi aiutava, nessuno sembrava potermi aiutare. Finché una persona che mi voleva bene mi consigliò: «Alba, stavolta da sola non te la cavi. Devi rivolgerti a un politico che attualmente può dare le risposte ai tuoi interrogativi». Mai fatto prima. Ci riflettei a lungo, poi decisi di provare. In fondo la mia istanza non era compromettente. Ripeto, non chiedevo di trovarmi un posto in tv, chiedevo solo che mi si degnasse di una spiegazione per avermelo levato. Il politico in questione mi concesse un appuntamento. In ufficio. Un luogo adeguato. Né casa né hotel, né pranzo né cena. Un incontro chiaramente professionale. Nei giorni precedenti, però, cominciarono ad arrivarmi messaggi un po’ pesanti.

Mi informava che ero stata un suo tormento giovanile, che lo avevo quasi portato alla cecità. Risposi: «Non vorrei si facesse confusione. Non vengo a vendermi o a chiedere una raccomandazione. Vengo a chiedere una spiegazione. I programmi mi vogliono, devo capire perché non posso andarci». I messaggi proseguirono, io cercavo di ridimensionarlo, ferma ma educata. Agitata, chiamai l’amico che mi aveva messo in contatto con il santo in paradiso. Mi rassicurò: «Alba, è il suo modo di fare. Vai tranquilla, mi ha confessato che nemmeno gli piaci». Sarà. I messaggi ambigui aumentavano. Mi tartassava notte e giorno. Adesso non avevo più un problema: ne avevo due. E non sapevo quale fosse il peggiore. Di sicuro era la punizione di mio padre partigiano, che mai avrebbe ceduto all’incontro ravvicinato con il potere.

Una sera il politico mi scrisse: «Principessa, hai voglia della mia bocca?» Prima ricacciai dentro il conato di vomito, poi gli scrissi arrabbiata e gli feci la morale. Gli dissi che stava approfittando della sua posizione con una persona che aveva perso parte del lavoro e della sua identità. Gli ricordai che avevo lavorato sempre senza raccomandazioni e senza fare scambi, la mia carriera non aveva scheletri nell’armadio.



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