La Cina in dieci parole by Hua Yu

La Cina in dieci parole by Hua Yu

autore:Hua Yu
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Social Science, Political Process, General, Anthropology, Cultural, Political Science
ISBN: 9788807172236
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2012-01-01T23:00:00+00:00


Nell’era maoista della via verso il socialismo, anche se lo sviluppo era lento e il profitto economico limitato, le disparità sociali si erano ridotte costantemente. Tuttavia, Mao Zedong non era riuscito a risolvere il divario città-campagna. A trent’anni dalle riforme e dall’apertura promosse da Deng Xiaoping, l’economia cinese complessivamente è cresciuta con rapidità, il prodotto interno lordo è passato da 36.450.000.000 yuan nel 1978 a 21.087.100.000.000 yuan nel 2006, aumentando di quasi sessanta volte. Nel frattempo, però, il divario città-campagna non è diminuito, anzi, si è sensibilmente aggravato. In base ai dati divulgati dal governo, nel 2007 il rapporto tra il reddito di campagna e quello di città era di 1 a 3,33, con uno scarto assoluto di 9646 yuan, il più elevato dall’avvio della politica denghiana.

Il Primo maggio 2006, il mio amico Cui Yongyuan, noto presentatore della Cctv, ha ripercorso il cammino della Lunga marcia dell’Armata rossa insieme alla troupe del suo programma e a ventisei persone di altre categorie professionali. Hanno coperto più di 6100 chilometri in duecentocinquanta giorni, affrontando le intemperie delle quattro stagioni, vento, neve, ghiaccio e pioggia. Hanno valicato montagne innevate e attraversato praterie, per poi ritornare gloriosamente a Pechino il 7 gennaio del 2007. Cui Yongyuan è rientrato a casa con un carico di storie allegre, ma anche di storie amare. Un giorno ci siamo presi un po’ di tempo e me le ha raccontate. Ve ne ripropongo una.

Nel 2006, mentre si disputavano i Mondiali di calcio in Germania, la minispedizione di Cui Yongyuan raggiunse una zona molto povera del Sudovest della Cina e a lui venne il guizzo di organizzare una partita con i bambini delle locali scuole elementari. Anche se non c’era modo di riprodurre l’eccitazione di Berlino, Cui Yongyuan provò comunque a portare l’atmosfera gioiosa della Coppa del mondo in quell’area remota e dimenticata, ma si trovò davanti a due difficoltà. Prima di tutto, i negozi del capoluogo del distretto non vendevano palloni, e allora lui mandò due compagni della “Lunga marcia” a comprarne uno nella città sede del governo della prefettura. In secondo luogo, i bambini non avevano mai visto una partita in vita loro e non avevano mai neppure sentito parlare di uno sport chiamato calcio. Cui Yongyuan individuò allora un grande prato, che da quelle parti non mancano, e fece costruire una porta agli scenografi della produzione, dopodiché si dedicò a insegnare i rudimenti del calcio ai più di mille bambini seduti attorno al campo.

La lezione cominciò dal rigore. Collocò il pallone nuovo scintillante a dodici metri dalla porta di legno e presentò solennemente il suo cameraman come il miglior elemento della squadra della “Lunga marcia”. Il cameraman, che era abituato a giocare senza arbitri né pubblico, osservato da più di mille paia di occhi, entrò chiaramente in agitazione e, sebbene avesse preso una rincorsa all’apparenza molto professionale, non lo fu per niente nel calciare la palla, che schizzò in aria come un missile antiaereo, tracciando una parabola nel cielo simile all’arcobaleno, per poi planare a terra prillando in un mucchio di letame.



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