La collezionista di ossa by Manel Loureiro

La collezionista di ossa by Manel Loureiro

autore:Manel Loureiro [Loureiro, Manel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-08-01T12:00:00+00:00


20

Quella sera sognò di essere di nuovo al Nido, ma non era una bambina: era un’adulta con una cicatrice sul collo e un paio di vistosi scarponcini da trekking ai piedi. Un licantropo alto più di due metri, con il corpo ricoperto da un’irta peluria nera, la inseguiva nel cortile innevato ruggendo e ululando. Lei correva con quella sensazione angosciante che si prova in alcuni sogni, di essere ostacolati nei movimenti come se si fosse finiti in una pozza di melassa. Il suo inseguitore era sempre più vicino e ormai riusciva a sentirlo ansimare di impazienza. Ogni tanto, Laura si gettava uno sguardo terrorizzato alle spalle. Gli occhi malvagi del Vákner erano piantati sul suo collo e le sorrideva, come se le stesse raccontando una storiella molto divertente che conoscevano soltanto loro due. Ma Laura sapeva che non c’era nessuna storiella. Voleva catturarla. Voleva farle del male. Il Vákner tirò fuori la lingua, nera e simile a quella di una vipera, e si leccò il muso in un gesto osceno che le fece accapponare la pelle. Poteva sentire l’alito di quell’essere, carico di umidità, decomposizione e morte.

Scalciò nel sonno e un gemito soffocato le sfuggì dalla gola. Da un momento all’altro avrebbe sentito il predatore piantarle i sudici artigli nella schiena.

Le grida di panico le risuonavano nelle orecchie.

Le grida.

L’urlo terrorizzato di Marta Grammola la strappò dal sonno. Laura batté le palpebre confusa, mentre le ultime ragnatele dell’incubo si dissipavano e lei cercava di dare un senso a ciò che le stava accadendo intorno. Improvvisamente desiderò di non essersi svegliata.

Artigli affilati stavano lacerando la tela di fianco a loro, con un suono rasposo che pareva un grugnito. La tenda si agitava come scrollata da un gigante, per questo la dottoressa si era svegliata e strillava a perdifiato, con gli occhi fuori dalle orbite, mentre la fessura diventava sempre più grande.

Laura era paralizzata dal terrore, e l’idea che l’incubo fosse diventato realtà si stava insinuando nella sua mente ancora frastornata. Stava succedendo tutto molto in fretta e lei stentava a razionalizzare. Grammola emise un guaito terrorizzato mentre cercava di trascinarsi il più lontano possibile dall’ombra che stava squarciando il fianco della tenda. Andò a sbattere con la testa contro la faccia di Laura e per un istante un dolore acuto si irradiò dal naso in tutte le direzioni.

Sbatté le palpebre per scacciare le lacrime e il dolore portò via con sé gli ultimi brandelli di sonno. Quello che stava succedendo era reale.

In quel momento si rese conto che ciò che aveva scambiato per un artiglio era invece una lama affilata di circa venti centimetri, sicuramente letale. La persona che impugnava l’arma lottò con una cucitura della tenda quando il coltello rimase impigliato nel filo e, ancora una volta, il corpo di Laura reagì prima della sua mente. D’istinto, tirò un calcio verso la sagoma che si indovinava tra le ombre. Il piede affondò in qualcosa di morbido e si udì un gemito soffocato, seguito da un’imprecazione. Non ebbe il tempo di fermarsi



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