La colonna di fuoco by Ken Follett

La colonna di fuoco by Ken Follett

autore:Ken Follett
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ebrima capì le parole e le riconobbe come una traduzione dal latino del familiare salmo ventitreesimo, che aveva sentito in chiesa, ma non così. Il suono sembrava un possente fenomeno della natura e gli fece pensare a un vento di burrasca sull'oceano. Quella gente era davvero convinta di ciò che cantava, e cioè che attraversando la valle dell'ombra della morte non avrebbe temuto alcun male.

Poco più in là, Ebrima vide Matthus, il suo figliastro. Ogni domenica Matthus andava in chiesa con la madre e il patrigno, ma ultimamente aveva cominciato a criticare la Chiesa cattolica. Evi lo esortava a tenere per sé i propri dubbi, ma Matthus proprio non ci riusciva: aveva diciassette anni e per lui quello che era giusto era giusto e quello che era sbagliato era sbagliato. Ebrima rimase turbato nel vederlo in compagnia di un gruppo di giovani dall'aspetto minaccioso, tutti armati di mazze.

Carlos lo vide nello stesso istante. «Quei tipi hanno l'aria di voler attaccar briga» disse, nervoso.

Ma nel prato regnava un'atmosfera pacifica e felice, ed Ebrima rispose fiducioso: «Ho idea che oggi resteranno delusi».

«Quanta gente» osservò Carlos.

«Secondo te quanti sono?»

«Migliaia.»

«Non so proprio come faremo a contarli.»

Carlos ci sapeva fare con i numeri. «Diciamo che sono metà al di qua del ruscello e metà al di là. Ora immaginiamo di tirare una linea da qui al predicatore. Quanti ce ne sono nel quarto più vicino? Dividiamolo di nuovo in quattro.»

Ebrima provò a indovinare. «Cinquecento in ogni sedicesimo?»

Carlos non rispose. Disse, invece: «Ecco che cominciano i guai».

Stava guardando oltre Ebrima, e lui si voltò. Capì subito ciò che aveva messo in allerta Carlos. Dalla strada che sbucava dal boschetto proveniva un gruppetto di religiosi e uomini armati.

Se erano lì per disperdere l'adunanza erano troppo pochi. Quella folla armata, animata da un senso di integrità morale, li avrebbe annientati.

Al centro del gruppo c'era un prete sulla sessantina che ostentava una croce d'argento sulla tonaca nera. Quando si avvicinò, Ebrima vide che aveva gli occhi scuri e infossati, il naso aquilino e la bocca stretta in una linea sottile e determinata. Ebrima non lo conosceva, Carlos sì. «Quello è Pieter Titelmans, decano della cattedrale di Ronse» disse. «Il Grande Inquisitore.»

Ebrima guardò preoccupato Matthus e i suoi amici. Non si erano ancora accorti del nuovo venuto. Cosa avrebbero fatto quando si fossero resi conto che il Grande Inquisitore era venuto a spiare la loro adunanza?

Mentre il gruppo si avvicinava, Carlos aggiunse: «Stiamo alla larga da lui... mi conosce».

Troppo tardi. Titelmans incrociò il suo sguardo, trasalì per la sorpresa e disse: «Sono deluso di vedervi in questo covo di empietà».

«Io sono un buon cattolico!» protestò Carlos.

Titelmans gettò la testa all'indietro, come un falco affamato che scorge un movimento tra l'erba. «Cosa ci farebbe un buon cattolico a un'orgia di protestanti che cantano salmi?»

Ebrima rispose per lui. «Il Consiglio municipale vuole sapere quanti protestanti ci sono ad Anversa. Ci ha mandati qui perché li contassimo.»

Titelmans parve scettico e si rivolse a Carlos. «Perché mai dovrei credere alle parole di un etiope? Probabilmente è musulmano.



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