La Danza Della Luna by S.P. Somtow

La Danza Della Luna by S.P. Somtow

autore:S.P. Somtow [Somtow, S.P.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:41:52.118540+00:00


CAPITOLO QUATTORDICESIMO

LA MATTINA SEGUENTE

Era rimasta sdraiata nell'ampia tenda del Conte, incapace di dormire; la luce della luna si riversava nell'area riservata ai letti, argentando il legno lucido del divano e obbligando i suoi occhi ad aprirsi ogniqualvolta lei cercava di chiuderli.

La luna stava tramontando, ma, quando Speranza udì il tumulto del loro ritorno, l'alba era ancora lontana. I servitori si affaccendavano fuori dalla tenda e il profumo del caffè viennese si spandeva nel padiglione. Speranza si sollevò a sedere sul letto, aspettando che Johnny e il Conte facessero irruzione nella tenda.

Ma il Conte era solo. Quando entrò, Speranza si accorse che stava ancora sbarazzandosi delle sue sembianze di lupo. La sua metamorfosi possedeva una fluida grazia; non si riusciva a capire dove il lupo cessasse di esistere e dove iniziasse l'uomo. Ma lui era lì, nudo, in piedi in una polla di luce e, proprio mentre lei cominciava a mormorare un saluto, le balzò addosso. Era infuriato per qualcosa. Dov'era il ragazzo? si chiese Speranza. Gli occhi del Conte brillavano ancora. La afferrò per le spalle e la scaraventò a terra, sul tappeto. Speranza allargò le braccia per sorreggersi, ma lui stava già strappandole la camicia da notte, lacerando la stoffa con dita le cui unghie affilate si stavano ancora ritraendo nella carne. Cominciò a penetrarla senza badare al fatto che lei non fosse ancora pronta, la penetrò e affondò in lei, mentre lei si mordeva le labbra per non gridare. Lui scoprì i denti. Erano ancora zanne, nonostante stessero lentamente rinfoderandosi nelle gengive. Speranza agitava la testa. Il costoso tappeto persiano era intessuto in una marezzatura vertiginosa. I disegni le turbinavano davanti agli occhi. Speranza gridò, confusa.

Perché quella ferocia? Era ancora in preda agli spasmi di qualche passione bestiale? Speranza boccheggiò, strillò... e poi, bruscamente, lui finì. Si alzò, si voltò di scatto e prese un mantello dall'appendiabiti, gettandoselo addosso. Speranza tentò di sedersi ma non ci riuscì; il dolore le trafiggeva le cosce lacerate. "Il bambino..." sussurrò. "Che cosa hai fatto con il bambino?"

"Ci è stato portato via!" gemette il Conte. Speranza non l'aveva mai visto perdere così la sua compostezza. "Il mio bambino, mio figlio... e io non sono riuscito a combattere il potere che me l'ha portato via!" Si lasciò cadere sul divano e Speranza ebbe l'impressione che stesse piangendo, anche se, nella penombra, non poteva esserne sicura. "Mio figlio."

Speranza si alzò in piedi e, per amore del decoro, cercò di coprirsi con i brandelli della camicia da notte. "Pensavo che nulla potesse sbarrarti la strada", disse.

"Non siamo i primi licantropi a stabilirci in questa terra", disse il Conte. "Natasha me ne aveva accennato, ma io ho pensato che doveva essersi sbagliata. Il sogno che Szymanowski ci aveva fatto balenare davanti agli occhi era tanto perfetto che io non riuscivo ad ammettere la possibilità di un fallimento."

'Ecco. Finalmente,' pensò Speranza, 'dopo tutti questi mesi, sembra vulnerabile.' "Hanno rapito Johnny?"

"Hanno fatto ben più che rapirlo. Mi hanno impedito di riprenderlo per mezzo di un potentissimo incantesimo. Il mio bambino, il mio bambino.



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