La figlia oscura by Elena Ferrante

La figlia oscura by Elena Ferrante

autore:Elena Ferrante
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: e/o
pubblicato: 2006-07-16T22:00:00+00:00


17

Parcheggiai, attraversai la pineta, stillava pioggia. Raggiunsi le dune. Lo stabilimento era deserto, Gino non c'era, nemmeno il gestore. La spiaggia, con la pioggia, era diventata una mossa crosta scura contro cui urtava lievemente la lastra bianchiccia del mare. Andai fino agli ombrelloni dei napoletani, mi fermai a quello di Nina ed Elena, dove c'erano, in parte ammucchiati sotto sdraio e lettini, in parte chiusi in una enorme busta di plastica, i molti giocattoli della bambina. Il caso, pensai, o un richiamo silenzioso, dovrebbe spingere Nina fin qui, da sola. Via la bambina, via tutto. Salutarci senza sorpresa. Aprire due sdraio, guardare il mare insieme, comunicarle con calma la mia esperienza sfiorandoci ogni tanto le mani.

Le mie figlie si sforzano in ogni momento di essere il mio rovescio. Sono brave, sono competenti, il padre le sta avviando per la sua stessa strada. Determinate e atterrite, avanzano a vortice per il mondo, faranno molto meglio di noi due genitori. Due anni fa, quando ho presentito che se ne sarebbero andate chissà per quanto, ho scritto per loro una lunga lettera in cui raccontavo dettagliatamente come era accaduto che le avevo abbandonate. Non volevo spiegare le mie ragioni - quali? - ma le spinte che più di quindici anni prima mi avevano mandata lontano. Della lettera ho fatto due copie, una per ciascuna, e le ho lasciate nelle loro stanze. Ma non è accaduto nulla, non mi hanno mai risposto, non mi hanno mai detto: discutiamone. Solo una volta, a un mio cenno un po' amareggiato, Bianca ha ribattuto infilando la porta di casa: beata te che hai tempo per scrivere lettere.

Che stupidaggine pensare di potersi raccontare ai figli prima che compiano almeno cinquant'anni. Pretendere di essere vista da loro come una persona e non come una funzione. Dire: io sono la vostra storia, voi cominciate da me, ascoltatemi, potrebbe servirvi. Di Nina invece non sono la storia, Nina potrebbe vedermi persino come un futuro. Scegliersi per compagnia una figlia estranea. Cercarla, avvicinarla.

Restai lì ferma per un poco a scavare con un piede finché non trovai sabbia asciutta. Se avessi portato la bambola, pensai ma senza rammarico, avrei potuto seppellirla qui, sotto la crosta del bagnato. Sarebbe stato perfetto, qualcuno l'avrebbe ritrovata l'indomani. Elena no, avrei voluto che la trovasse Nina, mi sarei avvicinata, avrei detto: sei contenta? Ma non ho portato la bambola, non l'ho fatto, non ci ho nemmeno pensato. A Nani ho comprato invece un vestitino nuovo, le scarpette, un'altra azione senza senso. O, almeno, un senso, come per tante piccole cose della mia vita, io non lo so trovare. Raggiunsi la riva, volevo camminare molto, stancarmi.



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